Crescono in contesti di deprivazione e disagio e devono imparare sin da piccoli a superare le barriere che non permettono loro quella crescita e quel sano sviluppo a cui avrebbero diritto. Bambini in povertà in Italia o sempre più a rischio di diventarlo.

Secondo dati Istat, oggi più di 1 milione di minori vive in povertà assoluta, una condizione che tra il 2005 e il 2015 ha visto triplicare la sua incidenza sulle famiglie con almeno un minore, passando dal 2,8% al 9,3%. La povertà assoluta è diffusa soprattutto nel Mezzogiorno, dove colpisce più di una famiglia con bambini su 10 (10,9% contro l’8,6% di famiglie in povertà assoluta al Nord), mentre nelle regioni settentrionali questa condizione investe in modo particolare le famiglie immigrate, che rappresentano il 41% delle famiglie in povertà assoluta al Nord.
E nelle 48 mappe l’Atlante dell’Infanzia a rischio 2016 “Bambini e Supereroi”, edito quest’anno per la prima volta da Treccani, si scopre che quasi 1 minore su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre i bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo d’inverno perché i loro genitori non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Più di 1 minore su 4 abita in appartamenti umidi, mentre l’abitazione di oltre 1 bambino su 10 che vive in famiglie a basso reddito non è sufficientemente luminosa.

Ancora, 1 bambino su 20 non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta, mentre più di 1 su 10 non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici. La percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, tocca il 14,7%, mentre 1 alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e 1 su 5 in lettura. 6 bambini e ragazzi su 10 i cui genitori hanno un titolo di studio basso sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni, inoltre, vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica.
Invece gli interventi restano ampiamente insufficienti, basti pensare che per affrontare la questione della povertà, l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013, destina una quota di spesa sociale destinata a infanzia e famiglie pari alla metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%), mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7%, contro una media europea dell’1,9%. La mappa “Efficacia del welfare” mette inoltre in evidenza che gli interventi di welfare messi in campo dal nostro Paese per il 2014 sono riusciti a ridurre il rischio di povertà per i minori di 18 anni di soli 10 punti percentuali (dal 35% al 25%). Un risultato che ci pone tra gli ultimi nel Vecchio Continente, davanti solo a Romania e Grecia, considerando che mediamente in Europa gli interventi sociali in favore di famiglie e minori riescono a ridurre il rischio di povertà del 15,7%.

Eppure questi bambini , ancor più in un Paese in cui la denatalità è in crescita, dovrebbero essere considerati un tesoro da difendere e proteggere con politiche efficaci e lungimiranti. Dovrebbero “scendere in campo” per loro tutti gli attori coinvolti: dalle istituzioni alle famiglie, dalle scuole ai servizi sociali, dai poli culturali, artistici e sportivi agli stessi bambini e ragazzi. Per i bimbi senza infanzia non sembrano invece esserci Supereroi: devono contare essenzialmente sulla propria resilienza. Per questo dovrebbero essere considerati loro stessi dei Supereroi moderni.

A cura di Lucia Ghebreghiorges Save the Children

Per maggiori informazioni consultare il sito: https://www.savethechildren.it/atlante-dell-infanzia-rischio

Per maggiori approfondimenti sulla povertà minorile in Italia si veda il paragrafo CRC.