25 anni di CRC: l’Italia fa progressi, ma molti diritti restano ancora sulla carta

Il 2014 è un anno importante per la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, cade quest’anno il suo 25° anniversario, da quel 20 novembre 1989 in cui si affermò il primo trattato internazionale che affermava espressamente l’intera gamma dei diritti civili e politici, sociali economici e culturali per tutte le persone di minore età.

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (di seguito indicata con l’acronimo CRC – Convention on the Rights of the Child) è stata infatti approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, dopo quasi un decennio di lavori preparatori, ed è entrata in vigore il 2 settembre del 1990. Ratificata da 193 Paesi, ossia da tutti i Paesi del mondo ad eccezione di Stati Uniti e Somalia, ha avuto il merito di stabilire garanzie minime a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza nel mondo e di rivoluzionare l’idea stessa di infanzia, ponendo per la prima volta il bambino al centro, inteso come titolare di diritti in prima persona, non più mero destinatario di provvedimenti di tutela e assistenza.

Composta di 54 articoli, la Convenzioneè suddivisa in un preambolo e tre parti: la prima parte (articoli 1-41) contiene l’enunciazione dei diritti, la seconda (art.42-45) individua gli organismi preposti e le modalità per l’implementazione e il monitoraggio della Convenzione stessa. Infine, la terza parte (art. 46-54) descrive la procedura di ratifica. Successivamente sono stati adottati due Protocolli opzionali approvati dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2000 .

L’Italia ha ratificato la CRC il 27 maggio 1991 ed in questi anni molti passi sono stati compiuti nell’affermare una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza a partire dalla ratifica della Convenzione, ma ancora molto c’è da fare per applicare concretamente i suoi principi.

Con la ratifica della Convenzione l’Italia ha assunto anche l’impegno di riportare periodicamente al Comitato ONU sullo stato di attuazione all’interno del proprio Paese. Nel 1995 l’Italia ha presentato il suo primo Rapporto periodico all’organismo delle Nazioni Unite, che ha poi reso pubbliche le proprie osservazioni. Può ricondursi a tale processo l’impulso normativo che nel 1997 ha portato all’adozione di due preziosissime legge per i diritti dell’infanzia. Si tratta della Legge 285/97, che attraverso l’istituzione di uno specifico Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, intendeva rispondere concretamente ai principi enunciati dalla Convenzione. L’elemento di forza di questa legge era la copertura triennale dei finanziamenti, che consentiva una pianificazione e una continuità della progettualità, tuttavia a partire dalla riforma del sistema sociale, e la conseguente creazione di un fondo indistinto per le politiche sociali, il cosiddetto “Fondo 285”, è rimasto in essere solo per le città riservatarie. Nello stesso anno, con la Legge 451/1997 è stata istituita la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, è stato creato l’Osservatorio Nazionale per l’infanzia; con il compito di predisporre ogni 2 anni un piano d’azione nazionale di interventi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza, ed è stato creato il Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza. Tale sistema tuttavia non è ancora andato a regime se si pensa ad esempio che sono stati approvati solo tre piani Nazionali infanzia, l’ultimo risale al 2011 ed era privo di copertura finanziaria.

L’ultimo esame del 3° e 4° Rapporto dell’Italia da parte del Comitato ONU, lo scorso 20 settembre 2011, ha messo in luce come le precedenti Osservazioni Conclusive del Comitato ONU all’Italia siano rimaste disattese. Alcune delle preoccupazioni avanzate dal Comitato sono tutt’ora valide, come ad esempio il fatto che il trasferimento dei poteri dagli enti di governo centrali a quelli regionali, possa portare a un’applicazione non uniforme della Convenzione a livello locale e la conseguente raccomandazione di sviluppare meccanismi efficaci per garantire un’applicazione coerente della Convenzione in tutte le regioni, adottando standard nazionali quali ad esempio i livelli essenziali per l’erogazione dei servizi sociali (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali – LIVEAS).

L’anniversario è un’opportunità per i Governi e quindi anche per l’Italia per celebrare i progressi compiuti, ma questa opportunità deve anche trasformarsi in una nuova agenda politica di obiettivi concreti, che permetta a tutti i bambini e tutte le bambine di godere pienamente dei propri diritti, affinchè questi non restino solo sulla carta.

A cura del Coordinamento Gruppo CRC