L’articolo 29 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) ricorda che l’educazione deve avere come finalità:

a) favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità;

b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite;

c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua;

d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona;

e) sviluppare nel fanciullo il rispetto dell’ambiente naturale.

Nelle Osservazioni Conclusive del 2003 il Comitato ONU al punto 18 ha espresso apprezzamento per gli sforzi compiuti dall’Italia “per la divulgazione della CRC, in particolar modo attraverso il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, e specialmente per l’inserimento dei diritti dell’infanzia nell’educazione civica”.

Il Comitato ONU ha però anche reiterato la propria “preoccupazione che le attività di divulgazione, sensibilizzazione, e formazione di professionisti, non vengano sempre condotte in modo sistematico e mirato”.

Al punto 19 il Comitato ONU ha raccomandato che l’Italia:

(a) consolidi e porti avanti il programma per la divulgazione della Convenzione e la sua applicazione tra i bambini e i genitori, la società civile e tutti i settori e i livelli di governo, comprese le iniziative rivolte a gruppi vulnerabili;

(b) sviluppi programmi sistematici e continui di formazione sui diritti umani, compresi i diritti dell’infanzia, rivolti a tutti i gruppi professionali che lavorano per e con i bambini (come ad esempio magistrati, avvocati, pubblici ufficiali, impiegati statali e di enti locali, personale addetto agli istituti e ai luoghi di detenzione minorile, insegnanti e personale medico).

Inoltre, nelle Osservazioni Conclusive del 2006 il Comitato ONU ha raccomandato all’Italia di “diffondere la conoscenza del Protocollo Opzionale presso il pubblico in generale, e i minori e i loro genitori in particolare, attraverso, tra l’altro, i curricula scolastici e l’educazione ai diritti umani” (punto 22).

Nelle Osservazioni Conclusive del 2011, al punto 18 il Comitato ONU ribadisce la propria preoccupazione perchè l’Italia non ha ancora applicato la raccomandazione precedente (CRC/C/15/Add.198, par. 19 (d) e 31) sulla formazione sistematica relativa ai diritti dei minori e alla Convenzione rivolta a tutti i gruppi professionali che lavorano con i bambini, compresi funzionari di polizia, Carabinieri, inquirenti,
giudici, avvocati, custodi legali dei minori (curatori), funzionari pubblici, operatori sociali e assistenziali, funzionari degli enti pubblici locali, insegnanti e personale sanitario.

Al punto 19, il Comitato ONU reitera la precedente raccomandazione di istituire un sistema di formazione regolare, obbligatorio e continuo sui diritti dei minori per tutte le figure professionali che lavorano con i minori, in particolare funzionari di polizia, carabinieri, giudici e personale penitenziario.

Leggi l’analisi e le raccomandazioni del Gruppo CRC sull’educazione ai diritti umani in ciascun Rapporto di aggiornamento:

Documenti e siti internet di riferimento sull’argomento:

Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Commento Generale n. 1 Le finalità dell’educazione 17 aprile 2001