Con la pubblicazione dell’ 8° Rapporto di aggiornamento, il Gruppo CRC continua il proprio impegno per verificare la reale attuazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza garantiti dalla Convenzione ONU e dai suoi Protocolli Opzionali, partendo dalle raccomandazioni indirizzate dal Comitato ONU al nostro Paese nel 2011. Ma il bilancio non è incoraggiante.

A distanza di vent’anni esatti dal primo Rapporto sullo stato di attuazione della CRC, occorre prender atto che quel sistema organico di politiche per l’infanzia non è mai andato compiutamente a regime. Oggi si avverte dunque chiaramente a livello nazionale la mancanza di una regia che sia in grado di coordinare e mettere a sistema i vari interventi posti in essere dai singoli dicasteri. Occorre dunque ripensare alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza con una visione che superi le misure solo emergenziali, legate al disagio conclamato.

Oggi 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 è vittima di maltrattamenti. 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità. 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni.
Nel 2013 in Italia sono andati all’asilo solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia 5,6%; la Puglia 4,4%; la Campania 2,7% e la Calabria 2,1%.

E’evidente che occorre ripensare le politiche per l’infanzia e l’adolescenza con una visione che superi le misure solo emergenziali, legate al disagio conclamato.
Servono interventi strutturali, a partire dalla definizione dei “Livelli Essenziali di Prestazioni concernenti i diritti civili e sociali” (LEP), mai definiti e che rappresenterebbero un prezioso strumento per la ricostruzione di un sistema organico che garantisca l’eguaglianza tra i cittadini nel godimento dei diritti civili e sociali, in un contesto fortemente differenziato; il Piano Infanzia, grande assente dal 2011- a causa della mancata convocazione dell’Osservatorio Infanzia fino a luglio del 2014 – e che si auspica possa essere definito e adottato entro la fine del 2015.
Il Piano infanzia, come si segnala, nel Rapporto è in fase di chiusura e prevede tra le priorità di intervento: contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie, politiche per lo sviluppo di opportunità e servizi educativi per i bambini e le bambine, strategie e interventi per l’integrazione sociale nonché rinforzare la genitorialità attraverso il sistema integrato dei servizi.

La mancanza di una strategia sull’infanzia si riflette soprattutto nelle risorse dedicate ai bambini e agli adolescenti. Dall’analisi effettuata nel Rapporto sulle risorse destinate all’infanzia emerge la mancanza di una strategia complessiva nazionale e soprattutto di una visione di lungo periodo. Le carenze, tuttavia non sono solo di tipo economico, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni.

Dall’analisi dell’ultima Legge di Stabilità emerge ad esempio una pluralità di interventi non adeguatamente finanziati nel medio/lungo periodo.
Ad esempio: il Fondo Nazionale Infanzia, ex Legge 285/97, è stato ridotto per il triennio a soli 28 milioni annui; il Fondo per le politiche della famiglia è sceso a soli 18 milioni l’anno per il triennio.

Sempre sul fronte risorse si segnala invece in positivo, in quanto si tratta di fondi di cui beneficeranno molte famiglie con minori, il fatto che il Fondo per la Non Autosufficienza sia stato stabilizzato e incrementato per il 2015 a 400 milioni (250 dal 2016), così come il Fondo per la social card, anch’esso stabilizzato a 250 milioni dal 2015. Molte risorse serviranno a finanziare il “bonus bebè” dal 2015 al 2020, come misura a sostegno della natalità, e 45 milioni sono stati assegnati al sostegno delle famiglie numerose a basso reddito per il 2015.
Tuttavia questi interventi non bastano, la povertà minorile in Italia è in continuo aumento – dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) pertanto l’auspicio è che si arrivi presto ad un piano nazionale di contrasto alla povertà, così come annunciato dal Governo.

A cura del Coordinamento del Gruppo CRC

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