Povertà e disuguaglianze sono due facce di una condizione unica che si realizza in concomitanza con crisi economiche ed emergenze sanitarie, come quelle che stiamo vivendo oggi per la pandemia da COVID-19. Povertà e disuguaglianze sono causa di danni rilevanti sulla salute e sulla integrazione sociale di bambini e adolescenti. In tutte le circostanze in cui aumentano i livelli di povertà in una popolazione, aumentano anche le disuguaglianze al suo interno, aumentano cioè le distanze tra chi vive in condizioni di benessere e sicurezza e coloro che vivono in condizioni di indigenza, marginalità e rischio sociale.

La povertà lede tutti i diritti dei bambini: il diritto alla salute, all’istruzione e alla sicurezza che sono tra loro profondamente correlati e interagenti. Povertà economica e disuguaglianze diffondono nel paese la povertà educativa per la riduzione quantitativa e qualitativa dei livelli di istruzione, con minore allocazione negli strati più poveri degli strumenti per acquisire conoscenze e competenze. Si riducono la frequenza scolastica e le ore dedicate alla formazione in un periodo critico dello sviluppo, con carenze che rischiano di diventare permanenti o non completamente reversibili in età successive. Lockdown scolastici e formazione a distanza, in strati sociali con risorse limitate o in famiglie con situazioni di disagio, comportano rischi concreti di interruzione dei percorsi di sviluppo e di istruzione, in famiglie in cui vi è una indisponibilità di mezzi e di risorse idonei per garantire il percorso di istruzione.

Famiglie unigenitoriali e separazione dei genitori rappresentano ulteriori fattori di amplificazione del disagio e dei rischi di incremento della povertà educativa. A questi rischi sono maggiormente esposti i bambini appartenenti a realtà territoriali più deboli e limitate in termini di risorse. Anche all’interno di uno stato e di una regione, laddove si concentrano famiglie o popolazioni a più basso reddito o con minori possibilità di lavoro, si creano condizioni di disomogeneità che penalizzano in particolar modo i bambini e gli adolescenti, privati della opportunità di crescere secondo standard minimi di salute e di sicurezza e spesso esposti ai rischi di abuso di sostanze nocive o psicotrope.

Barriere linguistiche collegate con lo status di migranti, sia in quanto minori non accompagnati, sia in quanto figli di genitori stranieri con livelli di integrazione sociale insufficienti, sono un altro elemento di rischio per povertà e disuguaglianze, incluse quelle correlate con la povertà educativa. Ciò avviene anche in relazione alla disomogenea presenza nel territorio di mediatori culturali e di figure di collegamento a sostegno dell’integrazione.

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dai soggetti in età evolutiva con malattie croniche e rare, soggetti fragili che richiedono spesso trattamenti prolungati cogestiti tra centri di riferimento ospedalieri e territorio e interventi multidisciplinari e multiprofessionali per la presenza di comorbidità e di disabilità correlate con la patologia di base. Questi soggetti con bisogni di salute cosiddetti speciali si sono trovati durante le fasi più acute della pandemia, e  in parte lo sono ancora oggi, nella impossibilità di seguire i follow-up previsti e disegnati nei loro piani assistenziali individualizzati. Impossibilità di raggiungere i centri ospedalieri e spesso anche gli ambulatori dei pediatri di famiglia o del territorio hanno creato dei vuoti assistenziali, delle sacche di interruzione delle prestazioni diagnostico-terapeutiche o abilitanti, con conseguenze negative sul piano clinico e sul piano psicologico. Questi bambini hanno acuito il loro stato di isolamento, avvertito come un vero e proprio distanziamento sociale, non solo fisico. Molti percorsi di prevenzione sono saltati per la difficoltà di mantenere fede nei tempi e nei modi dovuti alle scadenze ed agli appuntamenti previsti. I calendari vaccinali sono stati spesso stravolti anche per paure immotivate delle famiglie sui rischi e sulle potenziali conseguenze in termini di contagio da SARS-COV-2. Molti bambini hanno pertanto aggiunto ai rischi psicologici e di deficit formativi legati all’isolamento e al confinamento, quelli clinici correlati con una minore protezione della salute. Eventi specifici di bambini e adolescenti, che li hanno resi ancora più deboli rispetto agli adulti di fronte alle conseguenze della pandemia. Una ulteriore disuguaglianza che rende i bambini gli anelli più deboli della società di fronte a situazioni di emergenza e di crisi sociale, con conseguenze che rischiano di contrassegnare in modo negativo il loro futuro.

A cura di Giovanni Corsello, Società Italiana di Pediatria

Per Approfondimenti si veda la Sezione del sito: Salute e assistenza  e Persone di età minore in condizioni di povertà