La violenza sessuale sui bambini e gli adolescenti rappresenta ancora oggi un tema difficile da affrontare perché come sappiamo attiva molte resistenze a livello culturale, specie se si consuma all’interno di relazioni significative e fondanti come quelle familiari, o nei luoghi di cura ed educazione commesse da persone in cui bambini ed adolescenti dovrebbero poter riporre la loro fiducia. È una forma di violenza che scuote le coscienze e mette in dubbio la capacità degli adulti di essere soggetti attenti e responsabili di fronte ai loro figli. La letteratura e le ricerche condotte in tutto il mondo ci riportano a condizioni complesse, traumatiche e difficili. Nonostante parte del fenomeno rimanga sottostimata dato lo scarso tasso di denuncia o richiesta di aiuto, dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Global status report on violence prevention, 2014) presentano un quadro preoccupante: 1 donna su 5 ed 1 uomo su 13 riportano infatti di essere stati vittime di abuso sessuale durante la loro infanzia o adolescenza. Ricerche Unicef denunciano inoltre che a livello mondiale circa 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno dichiarato di essere state abusate sessualmente ed in Europa 2,5 milioni di giovani donne hanno subito forme di violenza sessuale prima dei 15 anni (UNICEF, A Familiar Face: Violence in the lives of children and adolescents, New York, 2017).

Sono note le gravissime conseguenze che la violenza sessuale provoca sulla personalità in crescita dei bambini e delle bambine. Traumi non curati nell’infanzia portano anche nell’età adulta ferite non rimarginabili se non con un attento lavoro di rielaborazione per riprendere la fiducia in sé stessi e negli altri. Altre forme di abuso sessuale si sono delineate in questi anni attraverso l’uso del web e dei social ed è dimostrato che i danni non sono meno gravi: il fenomeno del grooming è noto da diverso tempo, così come lo sfruttamento dei bambini nella produzione di materiale pedopornografico.

Una società che voglia garantire i diritti dei più deboli deve affrontare questo tema, non solo quando la cronaca nella sua crudele realtà ci riporta situazioni estreme, che non sono state intercettate precocemente, ma attraverso una strategia nazionale per il contrasto e la prevenzione della violenza, in linea con il Target 16.2 “Eliminare l’abuso, lo sfruttamento, il traffico e tutte le forme di violenza e tortura contro i bambini” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile (Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015, A/RES/70/1).

La prima cosa da fare, come da molto tempo viene sottolineato, è conoscere il fenomeno dal punto di vista quantitativo e qualitativo per approntare azioni efficaci ed adeguate: la mancanza di dati certi è stata sottolineata recentemente anche dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ha sottolineato con rammarico come nel nostro paese “non sia ancora stato istituito un sistema nazionale di raccolta analisi e diffusione dei dati e un programma di ricerca sulla violenza e i maltrattamenti nei confronti dei minorenni”.

Essenziale anche investire in campagne sistematiche di prevenzione, sensibilizzazione ed informazione. In particolare rispetto al tema dell’abuso sessuale si segnala l’importanza di una prevenzione primaria che passi innanzitutto attraverso l’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole.

Un ulteriore problema è la protezione delle presunte vittime nei percorsi giudiziari con la necessità ineludibile che abbiano sostegno e protezione, e un ascolto attento e competente, come indicato dalla normativa nazionale (Legge 66/ 1996) e dalla Convenzione di Lanzarote recepita dall’Italia (Legge 172/ 2012), in particolare l’art. 4 che rafforza la necessità di assicurare, in ogni stato e grado del procedimento, l’assistenza affettiva e psicologica alla vittima minorenne.

Si auspica che il nostro paese avvii al più presto, attraverso il Ministero della Giustizia, in coordinamento con gli altri Ministeri competenti, l’elaborazione di linee guida nazionali, che possano orientare l’azione di tutti gli attori del procedimento penale e della tutela e protezione con procedure definite, e conciliare finalmente e in modo non equivocabile il diritto alla cura della presunta vittima, con le garanzie previste per gli imputati.

In questo modo potremmo ricordare con una consapevolezza maggiore ed un impegno reale, i 30 anni della Convenzione ONU, non solo nelle celebrazioni ma con azioni che attestino come i diritti dei bambini e delle bambine non sono solo parole.

A cura del CISMAI

 

Per approfondimento si veda:

il 3° Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza  Capitolo IV Violenza contro le persone di minore età e paragrafo L’ascolto della persona di età minore in ambito giudiziario