Il 27 maggio 1991 l’Italia ratificava la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. A distanza di 30 anni il Gruppo CRC pubblica il dossier “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – Le risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza in Italia”. Il report sarà presentato il 14 giugno in collaborazione con Vita.
In occasione del 30° anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia, avvenuta il 27 maggio 1991 con la Legge 176/1991, il Gruppo CRC annuncia la pubblicazione di un nuovo documento di monitoraggio, dedicato quest’anno alle risorse per l’infanzia e l’adolescenza. La presentazione del dossier “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – Le risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza in Italia” sarà lunedì 14 giugno, in diretta sulla pagina Facebook di Vita.
Il network, impegnato da oltre vent’anni a verificare lo stato di attuazione della Convenzione Onu e dei suoi tre Protocolli Opzionali ogni 27 maggio attraverso il proprio report ricorda la necessità di dare centralità ai diritti dell’infanzia. In questi trent’anni sono stati fatti enormi progressi per la tutela dei diritti delle persone di minore età, soprattutto da un punto di vista normativo, con la promulgazione di numerose leggi e la ratifica di importanti convenzioni, ma rimangono ancora alcune sfide incompiute rispetto ad alcuni principi fondamentali enunciati nella CRC. Una di queste riguarda l’allocazione di adeguate risorse per l’infanzia e l’adolescenza: un tema che riveste un’importanza centrale nel garantire a tutti i bambini e a tutti gli adolescenti l’effettiva attuazione dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione.
Il Comitato Onu ha manifestato più volte la preoccupazione per il fatto che la CRC in Italia non sia ancora applicata «al massimo livello consentito dalle risorse disponibili», come prevede invece l’art. 4 della Convenzione e anche nelle sue ultime Osservazioni conclusive rivolte all’Italia nel 2019 (si veda Osservazioni Conclusive del 2003 punto 8 e 9, del 2011 punto 15, del 2019 punto 8), ha nuovamente sottolineato come in Italia «nella preparazione, approvazione, esecuzione e monitoraggio dei bilanci manchi una prospettiva dedicata ai diritti dei minorenni». Anche le istituzioni europee ci mettono in guardia dagli squilibri nella composizione della spesa pubblica italiana, che penalizza le persone di minore età: nel 2019, l’Italia dedicava all’area “famiglia e minori” solo il 2% della spesa pubblica, mentre nell’UE la media era del 3,8%, quasi il doppio(Eurostat, General government expenditure by function (COFOG), anno 2019, % Family and Children on total, https://ec.europa.eu/eurostat/web/government-finance-statistics/data/database); squilibri che hanno accompagnato l’aggravarsi dell’inverno demografico e l’invecchiamento della popolazione invece di porvi rimedio.
Ma non è solo la scarsità delle risorse che preoccupa. Desta preoccupazione anche la mancanza di un quadro programmatico chiaro degli obiettivi strategici da realizzare e la non coerenza tra gli investimenti destinati ai bambini e agli adolescenti e l’attuazione dei loro diritti fondamentali. Per questo motivo, l’identificazione e la valutazione d’impatto di tutte le risorse pubbliche spese per i minorenni sarà fondamentale ed è tanto più urgente e strategica a fronte di un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da oltre 200 miliardi che contiene importanti finanziamenti correlati all’infanzia e l’adolescenza. Peraltro, come noto, una parte dei fondi che l’Italia otterrà dall’Europa (si stima 122,6 miliardi di euro) rappresentano prestiti che peseranno sulle generazioni future. Occorre poi considerare che a breve dovrebbero anche essere conclusi gli accordi di partenariato per la programmazione dei fondi europei per i prossimi sette anni 2021-2027, rendendo disponibili ulteriori ingenti risorse che accompagneranno la fase di ripresa.
Il Dossier elaborato dal Gruppo CRC parte dalla ricognizione dei fondi europei della Programmazione 2014-2020 riconducibili ad infanzia e adolescenza, su cui sono disponibili informazioni puntuali. OpenCoesione raccoglie e pubblica tutti i dati disponibili, includendo nella classificazione dei progetti e delle somme spese anche il “tema infanzia”: tuttavia sotto tale “tema” non è incluso tutto ciò che riguarda e/o ha un impatto sui minorenni. Analizzando i POR di tutte le regioni, emerge che su 32,7 miliardi di euro disponibili per il settennio 2014-2020, a fine 2020 al “tema infanzia” erano stati destinati circa 260 milioni di euro: in quasi tutte le regioni è stato speso per l’infanzia meno dell’1% dei fondi POR. Solo Toscana (3,8%), Lombardia (2,3%), Trentino Alto Adige (1,4%) e Puglia (1,04%) hanno superato tale soglia. L’analisi poi svolta sul PON per la Scuola, per cui risulta spesa al 31 dicembre 2021 la cifra di 1,6 miliardi, mostra una composizione della spesa che ha privilegiato l’erogazione di risorse per tutor ed esperti (47%) mentre solo il 2% è stato destinato ad esempio alle mense scolastiche.
Un secondo approfondimento riguarda gli investimenti per le politiche sociali correlati alle persone di minore età: a partire dal 2020 la quota minima del Fondo Nazionale Politiche Sociali da destinare al rafforzamento degli interventi e dei servizi nell’area infanzia e adolescenza è stata aumentata al 50%. Se ciò rappresenta un’opportunità – anche perché si sta sviluppando un monitoraggio dell’impiego delle risorse del FNPS destinate alle persone di minore età – si rileva tuttavia, come evidenziato anche dall’Anci, che «la tutela dei minori, fatta eccezione per il Fondo nazionale infanzia e adolescenza destinato alle cosiddette “Città Riservatarie” e per una quota vincolata del Fondo nazionale politiche sociali, è l’unico settore di intervento sociale a non avere ad oggi un fondo nazionale dedicato stabile» (Anci, Il Sistema di tutela dei minori: criticità e proposte dei Comuni, gennaio 2020). Anche dall’esame delle risorse dei bilanci regionali, si evince che sta migliorando l’attività di raccolta dei dati di monitoraggio e la programmazione della spesa, ma restano tuttavia profondi divari nella trasparenza e soprattutto nella quantità e qualità della spesa non solo tra Regioni e anche tra Comuni di una stessa Regione. Nel 2018, l’Istat ha rilevato che la quota destinata dai Comuni ad interventi sociali per “famiglie e minori” (esclusi i servizi educativi per la prima infanzia) variava tra il 20% e il 30% della spesa sociale, ma i divari sono enormi se si guarda l’ammontare complessivo dei fondi e all’impatto dell’offerta di servizi sulla condizione dei minorenni.
Infine, si è voluta fare chiarezza sugli investimenti per l’educazione della prima infanzia, tema entrato finalmente nell’agenda politica con la programmazione di importanti investimenti anche grazie ai fondi europei e del PNRR. Abbiamo cercato di ricostruire “l’arcipelago delle risorse” destinate in questi anni al Sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni: molte di queste risorse provengono da fondi strutturali o sono destinate alla costruzione/ristrutturazione degli edifici (anche i 4,6 miliardi previsti dal PNRR), senza che sia stato sin qui programmato uno stanziamento adeguato di risorse per la gestione dei nuovi posti che saranno creati, gestione che pesa quasi interamente sui bilanci comunali. In considerazione del tema prioritario del riequilibrio territoriale, infine, è stato svolto un approfondimento inedito sull’esperienza del PAC Cura Infanzia, un programma di 400 milioni destinato alle quattro Regioni di “convergenza” (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) nel 2013, non ancora concluso, per individuare alcuni punti di criticità di cui sarà importante tener conto per rendere efficienti i futuri investimenti.
Con questo Dossier il Gruppo CRC ha l’ambizione di stimolare l’avvio di una riflessione tra le istituzioni competenti ad ogni livello di governo, affinché assumano un impegno in tema di investimenti, monitoraggio e valutazione di impatto dei fondi pubblici sulle persone di minore età. Proprio la mancanza di informazioni su tutto quello che riguarda i bambini e gli adolescenti mostra quanto marginale e periferico sia ancora il tema dei diritti delle persone di minore età. L’esperienza e le opportunità mancate rendono quanto mai evidente l’urgenza di tale lavoro, perché per programmare e attuare le politiche per l’infanzia, le politiche educative, gli interventi di sostegno e il welfare dedicato ai bambini e agli adolescenti serve una visione e una programmazione organica, un allineamento tra molteplici centri di competenza, un coordinamento tra aree normative ed economiche e un’integrazione tra livelli amministrativi.
Serve quindi un cambio di rotta, una svolta, un salto di qualità e un ampliamento di orizzonti per chiarire quali risorse, quali vincoli, quali strumenti e quali obiettivi immediati e di medio periodo abbiamo a disposizione per affermare e dare attuazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, a trent’anni esatti dalla ratifica della CRC in Italia.
A giugno 2021 il Consiglio Europeo dovrebbe adottare la Child Guarantee e gli Stati membri, raccogliendo le indicazioni della Commissione europea, saranno invitati a stanziare risorse adeguate e fare un uso ottimale dei finanziamenti europei disponibili, per garantire che la povertà minorile venga effettivamente prevenuta e contrastata. Un’occasione in più, per l’Italia, per mettere ordine e dare una cornice di riferimento organica agli investimenti e fondi stanziati in tale settore.