A ridosso della giornata internazionale contro le discriminazioni, pensiamo sia opportuno proporre una riflessione sul concetto di discriminazione, con particolare attenzione alle sue implicazioni per le persone di minore età.  Un contesto di ‘discriminazione’ si verifica quando alcuni individui o gruppi di individui sono trattati in modo ‘meno favorevole’ rispetto ad altri solo perché appartengono o sono percepiti come appartenenti ad una certa categoria o gruppo di persone. Questa condizione si conferma una delle più gravi e diffuse violazioni dei diritti umani a livello globale e colpisce ogni giorno milioni di persone.

Nelle fonti del diritto internazionale, tale concetto viene affrontato nei testi di molte convenzioni e trattati fondamentali (tra cui la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – art.2). La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani avvia il processo di identificazione della tematica e afferma che ogni essere umano ha il diritto di godere pienamente dei diritti stabiliti dalla Dichiarazione senza alcuna distinzione. All’interno di questa ampia definizione è importante distinguere la discriminazione diretta da quella indiretta. Mentre la prima è caratterizzata dalla volontà di discriminare un individuo o un gruppo di individui, la discriminazione indiretta si verifica quando un criterio che sembra apparentemente neutrale contribuisce a creare una situazione di svantaggio per determinate persone o gruppi di persone rispetto ad altre. All’interno del contesto di discriminazione indiretta, molte convenzioni e documenti internazionali riconoscono un altro tipo di discriminazione, definita come sistematica.

Quest’ultima, denominata anche come discriminazione strutturale, si verifica quando una serie di procedure, norme e culture organizzative contribuiscono, spesso senza intento, a creare una condizione in cui un gruppo di individui si trova in una situazione di svantaggio rispetto alla maggioranza. Tale forma di discriminazione, infatti, non è radicata nelle convinzioni individuali del singolo e non esiste un intento o una volontà di mantenere una parte della popolazione in una posizione subordinata, ma piuttosto è inveterata nelle strutture istituzionali e nell’organizzazione sociale. Queste caratteristiche contribuiscono a creare una condizione di vita svantaggiata e peggiore per alcuni individui o gruppi di individui rispetto ad altri. Per affrontare tale violazione dei diritti umani è fondamentale analizzare attentamente il contesto ed aumentare il livello di sensibilizzazione della popolazione affinché norme o procedure non intenzionalmente discriminatorie possano essere anticipatamente riconosciute ed affrontate. Questo processo deve essere sostenuto da una raccolta dati sempre più precisa e capillare, che analizzi la realtà e riveli la gravità delle disuguaglianze presenti affinché siano intraprese azioni a tutti i livelli di governance per contrastare tale condizione.

I documenti redatti nell’ambito dei principali meccanismi di monitoraggio internazionali, che hanno il compito di verificare il livello di implementazione delle convenzioni e dei diritti umani all’interno dei paesi parte, hanno più volte evidenziato e denunciato la presenza di disuguaglianze radicate su base regionale in Italia nei confronti di bambini e adolescenti, soprattutto nell’accesso ai fondamentali servizi legati alla salute, all’istruzione e allo sviluppo. Così, il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia nelle ultime raccomandazioni all’Italia insiste sulla necessità di garantire una piena protezione contro tutte le forme di discriminazione, adottando misure urgenti che affrontino in maniera concreta e sinergica le disuguaglianze presenti su base regionale nei confronti dei minorenni. Il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali, allo stesso modo, afferma che le disuguaglianze regionali possono essere interpretate come una minore sicurezza sociale e come una minore possibilità di accesso e di godimento dei diritti fondamentali. Nel corso della Revisione Periodica Universale (UPR), le raccomandazioni presentate nei cicli di monitoraggio più recenti insistono sul tentativo di definire come strutturali le disuguaglianze presenti su base regionale in Italia.

È quindi evidente che, con il susseguirsi delle azioni di monitoraggio, più i documenti sono recenti, più è eclatante il tentativo di conferire la definizione di strutturale al concetto di discriminazione su base regionale. Tale discriminazione è di difficile riconoscimento, e la sfida è quella di identificare una realtà svantaggiosa laddove le disuguaglianze sono cronicizzate e insite nella struttura sociale di un determinato contesto. Poiché disuguaglianza è sinonimo di diritti negati, è essenziale riconoscere, affrontare ed eradicare tale condizione di discriminazione affinché possa essere restaurata una condizione di pieno rispetto dei diritti umani, quindi anche dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza senza distinzione alcuna.

 

A cura di Maria Trabattoni, per il Coordinamento del Gruppo CRC

 

Per approfondimenti si veda la sezione del sito dedicata a “Il principio di non discriminazione

Si vedano inoltre:

Osservazioni Conclusive del Comitato ONU del 2019, in particolare i punti 14 e 15

Universal Periodic Review – Italy