Nessuna politica di contrasto alla povertà educativa può prescindere dal ruolo centrale degli insegnanti nella comunità educante. Viene spesso sottovalutato come i docenti siano tra le figure più importanti nel percorso di crescita dei giovani; si tratta infatti della categoria di adulti che, insieme alla famiglia, trascorre più tempo con ragazzi e ragazze.
Con un impatto diretto sulla loro formazione: per questo le potenzialità di un rapporto solido e costruttivo tra insegnanti e alunni sono molto ampie.
Insegnanti appassionati e motivati possono coltivare la curiosità degli studenti, far fiorire interessi e inclinazioni, dare concretezza ad aspirazioni e talenti. Non solo ispirandoli, ma anche offrendo un punto di riferimento per orientare verso scelte educative consapevoli. È anche dall’incontro con buoni insegnanti che dipende il percorso futuro di tante ragazze e ragazzi. Specie per chi alle spalle ha una famiglia che – per motivi economici, culturali o sociali – ha minori possibilità di investire sulla formazione dei figli.
Affinché questo processo funzioni, è utile che il rapporto possa durare e consolidarsi nel tempo. Una continuità didattica che non sempre si realizza, per vari motivi. Dalla carenza di insegnanti in alcune materie e specializzazioni, alla maggiore mobilità che si riscontra nelle scuole svantaggiate o in quelle delle aree interne.
È stato approfondito come, in tutta Europa, i sistemi educativi stiano affrontando il crescente problema della carenza di insegnanti. Ne emerge un quadro differenziato, con politiche che variano in base alla situazione specifica di ciascun paese.
In passato, è stato analizzato come alcune aree del paese – a partire da quelle interne – soffrano di fenomeni come l’elevata mobilità degli insegnanti, anche a tempo indeterminato. Una tendenza potenzialmente in grado di minare gli esiti educativi di ragazze e ragazzi.
Ai trasferimenti volontari, generalmente legati alle preferenze dei docenti di migliorare la propria sede di servizio, per avvicinarsi a casa o per scegliere una scuola ritenuta più appropriata, vanno sommati quelli obbligati da situazioni di esuberi o da altre esigenze organizzative del sistema scolastico.
Molti paesi europei stanno infatti affrontando problemi di carenze con cause diverse a seconda del contesto. Dall’invecchiamento del corpo insegnante ad altri fattori legati alla professione.
Fattori diversi che conducono anche a risposte differenti da parte dei paesi. Tra i 38 sistemi educativi esistenti in Europa, quasi tutti hanno messo a punto politiche generali per contrastare il problema delle carenze. Si parla di interventi normativi di respiro più ampio che possono avere diversi obiettivi. Come attrarre nuovi insegnanti, ridurre i fattori di logoramento di quelli già assunti, oppure facilitare i requisiti e le procedure per coprire i posti vacanti. Fanno eccezione 6 paesi, tra cui solo 2 membri Ue (Grecia e Cipro, mentre gli altri sono Turchia, Bosnia, Liechtenstein e Macedonia del nord).
Le misure sistemiche adottate da alcuni paesi, come Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia e Austria, mirano a migliorare le previsioni di carenze e la pianificazione. In altri stati, si punta a facilitare il flusso di informazioni e la mobilità tra regioni e scuole (è il caso di Bulgaria, Germania, Italia, Paesi Bassi e Polonia), a migliorare la gestione delle risorse umane (Paesi Bassi, Austria) oppure a semplificare le procedure di assunzione (come nelle comunità francese e fiamminga del Belgio, in Germania e in Italia). Nel caso dell’Italia ad esempio va segnalata una procedura di reclutamento speciale per soddisfare la crescente domanda di insegnanti di sostegno.
Un ampio numero di paesi Ue (10 su 27), tra cui l’Italia, prevede solo politiche sistemiche per contenere il problema. Tuttavia accanto a questo tipo di misure, valide in generale per l’intero sistema scolastico, alcuni paesi hanno previsto interventi specifici per le aree geografiche o le per singole scuole svantaggiate, o anche un mix dei due.
In risposta alle carenze di insegnanti, nei sistemi educativi di tutta l’Ue (tranne 2: Grecia e Cipro) la strategia principale è la previsione di politiche generali rivolte al reclutamento dei docenti e/o miglioramento della loro condizione.
Accanto a questa strategia generale si riscontrano altre 2 strategie specifiche, adottate da sole o in contemporanea:
– politiche a sostegno di alcune aree geografiche per far fronte alla carenza di insegnanti;
– politiche a sostegno di alcune scuole svantaggiate per lo stesso motivo.
Alcuni paesi hanno adottato un mix di queste politiche; altri non hanno adottato alcuna misura specifica ma solo politiche generali valide per tutto il sistema educativo; uno (Cipro) non ha adottato né politiche generali, né specifiche per territori o scuole svantaggiate.
I dati sono stati raccolti dal report di Eurydice “Structural indicators for monitoring education and training systems in Europe – 2023: The teaching profession”.
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