Il diritto allo studio di ragazzi e ragazze con disabilità, anche mediante il ricorso a misure specifiche di assistenza e integrazione, è riconosciuto e tutelato dall’ordinamento italiano come parte integrante del principio di uguaglianza sostanziale e del diritto all’istruzione per tutti. A rafforzare questo quadro, sul piano internazionale, vi è la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la legge 18/2009, che sancisce il diritto all’educazione su base di uguaglianza, senza discriminazioni e con la predisposizione di accomodamenti ragionevoli per favorire la piena partecipazione scolastica.
Un principio ribadito di recente dalla sentenza 12/2025 del Tar del Lazio, nella quale i giudici amministrativi hanno chiarito che il diritto all’istruzione e all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità deve essere garantito indipendentemente dalle risorse disponibili.
Tale pronunciamento è ancora più significativo se si considera il progressivo aumento degli studenti con disabilità all’interno del sistema educativo italiano. Durante l’anno scolastico 2023/24 ne risultavano iscritti 359mila, 21mila in più rispetto all’anno precedente. Un incremento che da un lato testimonia una maggiore capacità di individuazione e diagnosi, dall’altro una crescente inclusione nel sistema educativo.
Tuttavia, l’effettiva inclusione scolastica rimane una sfida aperta. Un rapporto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha evidenziato infatti tra le criticità la persistenza di barriere architettoniche, l’uso ancora limitato di strumenti di supporto digitali, e la carenza di insegnanti di sostegno e assistenti all’autonomia adeguatamente formati.
Per quanto riguarda l’inclusione degli alunni con disabilità, il 18 marzo 2025 Istat ha pubblicato un nuovo rapporto relativo all’anno scolastico 2023/24. In base a questo documento, gli studenti con disabilità iscritti alle scuole di ogni ordine e grado erano quasi 359mila. Si tratta di un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Tale tendenza è ormai in corso da diverso tempo. Considerando gli ultimi 5 anni infatti gli studenti con disabilità inseriti nel sistema scolastico sono stati 75mila in più.
Per quanto riguarda il tipo di disabilità, quella intellettiva è la più comune tra gli studenti (40%). Seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (35%) e quelli dell’apprendimento e dell’attenzione (20%). Meno comuni sono le disabilità motorie (9%) e quelle visive o uditive (circa 7%). Da notare che il 37% degli alunni con disabilità presenta più problemi contemporaneamente, in particolare tra gli studenti con disabilità intellettiva (53%). Inoltre il 28% degli studenti ha difficoltà di autonomia (comunicazione, igiene, mobilità, alimentazione).
Istat evidenzia inoltre l’aumento degli insegnanti di sostegno con una formazione specifica, passati dal 63% al 73% in quattro anni. Il rapporto alunno-insegnante è di 1,4 nelle scuole statali, migliore del rapporto raccomandato di 2 a 1. Tuttavia segnala anche che un numero considerevole di docenti (27%) non è ancora specializzato, con un picco del 38% nel nord Italia. L’11% di questi insegnanti viene inoltre assegnato in ritardo.
In media, gli studenti usufruiscono di 15,6 ore settimanali di sostegno. Si notano però differenze territoriali in tutti i livelli scolastici, con un maggiore numero di ore di sostegno nelle scuole del mezzogiorno (17,3, ovvero 3,4 ore in più rispetto alle 13,9 del nord). A questo proposito, Istat segnala che il 3,7% delle famiglie ha presentato ricorso al Tar, ritenendo inadeguata l’assegnazione delle ore di sostegno.
Un altro elemento critico riguarda il fatto che oltre 15mila studenti con disabilità (il 4,2% del totale) non ricevono l’assistenza necessaria per l’autonomia e la comunicazione. Questa carenza è più marcata nel mezzogiorno, dove la percentuale sale al 5,4%. Spesso si tenta di compensare aumentando le ore di sostegno, sebbene le due figure professionali (assistente all’autonomia e alla comunicazione e insegnante di sostegno) siano complementari e non intercambiabili.
Il già citato documento dell’istituto di statistica sottolinea come il rapporto con i coetanei giochi un ruolo fondamentale sul piano relazionale e dell’apprendimento. Per questo è auspicabile che la didattica sia svolta sempre insieme ai compagni e che l’attività dell’insegnante per il sostegno non sia rivolta esclusivamente all’alunno con disabilità, ma riguardi l’intero gruppo classe, evitando situazioni di isolamento.
Valutare il tempo che gli alunni con disabilità passano con i loro compagni di classe è quindi molto importante. In base ai dati più recenti rilasciati da Istat, in media gli alunni con disabilità passano 29 ore settimanali in classe mentre 2,9 ore sono dedicate ad attività individuali.
Si tratta di un dato certamente rilevante che ci dice che gli alunni con disabilità passano lontano dalla classe il 10% del tempo. Tuttavia, andando a disaggregare i dati e ad analizzarli più nel dettaglio, si notano delle significative differenze. Queste sono legate sia al livello di autonomia del minore, sia al grado di scuola frequentato, sia alla ripartizione geografica. A livello nazionale, ad esempio, si nota che se lo studente non è autonomo in nessuna delle attività di base (spostarsi, mangiare, comunicare, igiene personale) il numero medio di ore trascorse lontano dalla classe aumenta a 7,3. Valore che sale a 9,4 nelle scuole del nord e a 8 in quelle del centro. Viceversa, al sud le ore trascorse lontano dai compagni passano a 5,3, meno della media nazionale.
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