Il Gruppo CRC ha pubblicato la seconda edizione del Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati Regione per Regione 2021”, che affianca l’analisi sviluppata nel Rapporto annuale di monitoraggio. L’obiettivo è quello di offrire una fotografia mirata attraverso una serie di indicatori che sintetizzano le principali informazioni disponibili a livello regionale, mettendoli a confronto con quelli nazionali, evidenziando le specificità regionali rispetto alle tendenze medie.

Nel caso dei dati relativi ai minori fuori dalla famiglia d’origine i dati riportati sono aggiornati al 31 dicembre 2017, gli ultimi disponibili al momento della redazione. Quindi non prendono in considerazione le conseguenze del clima di diffidenza e discredito nei confronti degli affidamenti familiari e delle comunità creato a partire dall’estate del 2019 a seguito degli eclatanti fatti di cronaca, che ha avuto non solo rilievo e risonanza sui media, ma ha messo in discussione l’intero sistema di protezione e tutela dei minori. Questo clima ha portato all’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta in materia di affidamenti e comunità (L.n.107/2020) e alla presentazione di numerose e preoccupanti proposte di legge  di modifica in materia. Si sono poi aggiunti, com’è noto, gli effetti anche in quest’area della pandemia, che hanno comportato l’impossibilità per i minori di famiglie multiproblematiche, ma anche per quelli in comunità (in particolare gli adolescenti), di uscire e di avere rapporti col mondo esterno.

Recentemente è stato pubblicato il Quaderno della Ricerca sociale 49 dal titolo “BAMBINI E RAGAZZI IN AFFIDAMENTO FAMILIARE E NEI SERVIZI RESIDENZIALI PER MINORENNI che riporta dati aggiornati al 31 dicembre 2019.

Esaminando i dati disponibili per l’affidamento familiare, a quella data erano in affidamento familiare 13.555 minori, un trend piuttosto costante negli ultimi anni: erano 14. 370 nel 2010 e 13.632 nel 2018; di questi il 56,7% era in famiglie o singoli e il 43,3% con parenti ; un bambino o adolescente su cinque è di cittadinanza straniera (erano solo il 5,6% nel 1999), esclusi i minori stranieri non accompagnati che, per le loro specifiche caratteristiche, vanno considerati a parte e che il Rapporto  stima siano “poco meno di 500 soggetti”. Un’attenzione particolare va data all’età degli affidati, che si concentra sulla fascia preadolescenziale e adolescenziale (29,8% per gli 11-14 anni e 27,9 per i 15-17 anni), e che “pone con forza il tema dell’adeguato accompagnamento verso percorsi di autonomia, da costruire tempestivamente prima del raggiungimento del diciottesimo anno di età.”   Sarebbe necessaria anche una riflessione critica sui percorsi assistenziali che hanno accompagnato la loro vita, sui loro reali, effettivi rapporti con le famiglie di origine; può succedere infatti che, anche in presenza di rapporti estremamente conflittuali o rarefatti, non si proceda alla decadenza dalla responsabilità genitoriale. Quattro su cinque affidamenti sono giudiziari, decisi dai giudici minorili, intervenuti in situazioni familiari già complesse (con significative differenze regionali: si va dal 63,9% della Campania all’87,8% della Sicilia) e non c’è da stupirsi quindi se la loro durata si protragga nel tempo. Infatti, ben il 39,1% degli affidi va oltre i 4 anni, anche in questo caso con differenze regionali. Va considerato anche che “l’attuale normativa non pregiudica la possibilità di affidamenti a lungo termine se questo corrisponde all’interesse del minore: sono molti i casi in cui i genitori al di là dei sostegni, pur avendo un legame significativo con il figlio, non sono in grado di provvedere da soli alle esigenze di crescita (dei loro figli) e quindi non ci sono gli estremi per la loro adottabilità”. Il rientro in famiglia avviene comunque nel 34% dei casi; degli altri il 15,4% va nei servizi residenziali, il 12,6% in affidamento preadottivo, o in altro affidamento; il 4,5% raggiunge la vita autonoma; non si conosce la destinazione del 3,1%, a cui va aggiunto il dato, non meglio specificato,  del 20,4 % classificato come “altro”.

Esaminando i dati disponibili per le strutture residenziali, alla stessa data erano inseriti 14.053 minori: i minori stranieri non accompagnati rappresentavano il 62,4% sul totale dei minori stranieri presenti. Come argomentato nella rilevazione “il periodo in cui si rileva il più alto rischio di accoglienza nei servizi residenziali per minorenni è la tarda adolescenza. La classe di età largamente prevalente è la 15-17 che copre la metà dei presenti (48%), del tutto residuali risultano le incidenze che interessano la classe di 0-2 anni (8%) e di 3-5 anni (9%).”

Alla luce dei dati riportati riteniamo che sia necessario un rinnovato impegno del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), delle Regioni e degli Enti Locali per promuovere il rilancio degli affidamenti, a partire da quelli consensuali, realizzati d’intesa con le famiglie di origine e dei bambini più piccoli. In riferimento all’accoglienza residenziale in comunità si rinnova la necessità del recepimento delle “Linee nazionali per l’accoglienza  di minorenni in comunità” – approvate dalla Commissione Stato Regioni pubblicato nel dicembre 2017 dal MLPS, ma al momento recepita solo da poche Regioni così come si sottolinea la necessità di una reale integrazione socio-educativa – sanitaria al fine di accompagnare la complessità dei  ragazzi e delle ragazze accolti che presentano un crescente aumento di disturbi del comportamento.

 

A cura di Frida Tonizzo, ANFAA e Liviana Marelli CNCA

 

 

Per maggiori approfondimenti si veda l’Area tematica: Ambiente familare e misure alternative – Minori fuori dalla propria famiglia di origine

 

Le schede regionali del Rapporto I dati regione per regione 2021, e tutte le informazioni relative agli eventi di presentazioni regionali sono disponibili qui

 

Consulta il Quaderno della Ricerca sociale 49