Le diseguaglianze di salute, su base sociale e geografica, riguardano purtroppo tutti i bambini nel nostro Paese e risultano particolarmente evidenti nel confronto Nord-Sud ed Isole.

Le disuguaglianze si amplificano nei bambini stranieri per effetto di barriere linguistiche, storie migratorie, condizioni sociali ed economiche, ostacoli burocratici e amministrativi. I bambini stranieri sono diseguali tra diseguali: hanno un rischio più che doppio di mortalità neonatale e infantile rispetto ai bambini italiani, sono molto più esposti al rischio di subire maltrattamenti (ancor più se femmine) e a condizioni di svantaggio socioeconomico che influiscono sul loro stato di salute.

La povertà assoluta, che implica il non potersi permettere le spese minime per condurre una vita accettabile, riguarda il 36,2% delle famiglie straniere con minori contro il pur preoccupante 8,3% dei nuclei familiari con minori composti da genitori italiani. A confermare la vulnerabilità di questa popolazione alcune condizioni emergenti come l’incremento del tasso di sovrappeso e obesità che secondo alcuni studi è passato dall’1 al 10% in dieci anni, così come quello del diabete 1.

Queste sono alcune delle tematiche trattate nel corso del Congresso della Società Italiana di Pediatria, tenutosi a Torino, dove è stata evidenziata la particolare condizione di fragilità e di marginalità di una popolazione tutt’altro che (numericamente) “marginale”: in Italia è straniero circa 1 bambino su 10 da 0 a 18 anni.

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