«La svolta deve avvenire adesso se vogliamo evitare le conseguenze peggiori. La crisi climatica non è solo una questione meteorologica, ma riguarda anche la disponibilità di cibo e acqua, l’abitabilità dei luoghi e, di conseguenza, i flussi migratori. Fa paura».

Queste le parole di Greta Thunberg che, insieme ad altri 15 bambini e adolescenti tra gli 8 e i 17 anni provenienti da 12 diversi paesi, ha firmato uno storico reclamo al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, presentato il 23 settembre scorso a New York.

Sulla base della procedura di comunicazione stabilita dal Terzo Protocollo Opzionale della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, entrato in vigore il 14 aprile 2014 e attualmente ratificato da 46 paesi, tra cui l’Italia, i firmatari della petizione si sono appellati alle Nazioni Unite denunciando la mancanza di azioni concrete da parte dei Governi per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, fatto che costituisce una violazione dei loro diritti così come affermati nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sottoscritta da 196 Paesi.

I firmatari richiedono che l’organismo indipendente prenda provvedimenti affinché gli Stati membri, nell’ottica anche del loro impegno per l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, siano obbligati ad affrontare la crisi climatica con azioni efficaci per il contrasto e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e la protezione dei loro diritti in qualità di bambini, bambine e adolescenti.