A cura di Brunella Greco
Save the Children Italia

Con la diffusione e la facilità di accesso alla tecnologia digitale, così come vita online e vita offline sono sempre più connesse al punto da non poter operare una netta distinzione, anche i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, sempre più complessi nelle loro manifestazioni, presentano labili confini di distinzione. Azioni di bullismo, ad esempio, possono essere fotografate o videoriprese, per poi essere pubblicate e diffuse sul web (social network, app, chat, …). Il cyberbullismo è dunque una forma di prevaricazione e oppressione reiterata, attuata attraverso l’uso di internet e delle tecnologie digitali e presenta alcuni aspetti caratterizzanti. Come il bullismo tradizionale, è ripetuta nel tempo, perpetrata da una persona o da un gruppo di persone nei confronti di un’altra percepita come più debole e “diversa”.
Il bullismo è una forma di prepotenza fisica e/o psicologica tra coetanei (bambini/e e adolescenti) che va però differenziato da fenomeni di altro tipo che vedono coinvolti persone adulte, adulti con minorenni, oppure ragazzi/e che individualmente litigano tra loro.
Secondo gli studi sul tema le caratteristiche tipiche del bullismo sono: l’intenzionalità, la persistenza nel tempo, l’asimmetria di potere e la natura sociale del fenomeno (Olweus, 1996); nel cyberbullismo intervengono anche altri potenziali fattori, che ne aggravano il quadro, quali :
l’impatto, il possibile anonimato, l’assenza di confini spaziali e l’assenza di limiti temporali

Rispetto ad altri paesi europei la dimensione del fenomeno in Italia è relativamente meno preoccupante, ma tuttavia è in crescita. Secondo dati ISTAT, che si riferiscono ad adolescenti tra i 14 e i 17 anni, il 5,9 per cento ha denunciato di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network. Vittime, più di tutti, sono le ragazze: il 7,1% contro il 4,6 dei ragazzi. Inoltre, due ragazzi su tre ritengono che il cyberbullismo sia un fenomeno in crescita
Alcune indagini sulla percezione del pericolo rilevano uno scenario più complesso. Da una ricerca condotta nel febbraio 2015 da Save the Children in collaborazione con l’IPSOS, risulta che per il 69 per cento dei ragazzi, il bullismo viene percepito tra i maggiori pericoli dai più giovani e per il 38 per cento dei ragazzi in cima c’è il cyberbullismo.
Le ricerche ci dicono dunque che il fenomeno si esplica ovunque, ma trova nel contesto scolastico, anche a ragione dell’età dei giovani coinvolti, un luogo in cui viene frequentemente perpetrato.
Le istituzioni e il MIUR si sono attivate con campagne e azioni volte a prevenire il fenomeno, in particolare con la pubblicazione delle Linee di orientamento per azioni di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, presentate il 13 aprile 2015. Occorrerà monitorare che tutte le attività previste vengano implementate e valutate nel loro impatto, in particolare, in merito alla riorganizzazione delle funzioni degli Osservatori Regionali Permanenti sul Bullismo, così come indicato dalle che dovranno confluire nei Centri Territoriali di Supporto (CTS), costituiti sia presso gli Uffici Scolastici Regionali, sia presso le articolazioni territoriali.

E’ importante segnalare che sono tuttora al vaglio del Legislatore alcune proposte di legge in materia di bullismo e cyberbullismo: le Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali della Camera dei Deputati sono al momento impegnate nello sforzo di esaminare e ridurre ad un unico testo più iniziative legislative che nel tempo si sono susseguite, in seguito all’iter seguito dalla proposta di legge n.3139, già approvata dal Senato il 20 maggio 2015 (prima firmataria Sen. Ferrara).