Il gioco d’azzardo è vietato ai minorenni, ma nel corso del 2018 il 48% dei ragazzi e delle ragazze tra i 14 e i 19 anni ha puntato soldi e poco meno di un minorenne su due (46%) ha avuto almeno un’occasione di gioco. Sono alcuni dati emersi dalla ricerca realizzata dalla società Nomisma in collaborazione con l’Università di Bologna e il Gruppo Unipol, che ha coinvolto circa 10.000 studenti di 116 scuole superiori distribuite su tutto il territorio nazionale.
L’indagine mette in evidenza l’ampia diffusione del fenomeno tra i più giovani anche se la situazione sembra migliorata, visto che in uno studio analogo del 2014 i giocatori erano pari al 54%.

Il 26% si è avvicinato a questo mondo per curiosità, il 23% per divertimento e il 20% per caso, il 13% perché c’è già un amico o familiare che gioca, l’11% perché spera di vincere denaro. L’8% sostiene che ha iniziato a giocare dopo aver visto una pubblicità in televisione, giornali o altri mezzi di comunicazione. Resta fondamentale, comunque, il contesto in cui si vive: il 66% di chi gioca ha amici o familiari giocatori.

Il 6% degli studenti ha sviluppato pratiche di gioco problematiche, con effetti negativi sia sulla sfera psico-emotiva (ansia, agitazione, perdita del controllo) sia su quella delle relazioni (familiari, amicali e scolastiche). Il giocatore problematico è prevalentemente maschio, maggiorenne, frequenta istituti tecnici o professionali, ha un rendimento scolastico insufficiente e risiede nel Sud del paese.

Entrando nel dettaglio delle risposte date dai circa 10 mila ragazzi e ragazze intervistati, il 32% dichiara di giocare raramente, l’8% una volta al mese e il 2% tutti i giorni. Per il 75% la spesa media settimanale è inferiore ai 3 euro. Alla domanda, “che cos’è il gioco d’azzardo?”, il 33% risponde che è perdita di denaro, il 14% dipendenza, il 14% divertimento, il 13% speranza di vincere soldi, l’11% rischio, il 5% un modo per occupare il tempo libero e il 2% pura passione.

Tuttavia, il gioco è per lo più un passatempo occasionale e ha un impatto limitato sulla vita quotidiana: il 32% dei ragazzi lo pratica raramente e il 6% con cadenza mensile.