L’integrazione dei giovani rifugiati fuggiti alla guerra e al rischio di persecuzione soffre di gravi ritardi, problemi e disparità che creano una generazione perduta all’interno dell’Europa. Nonostante il dovere degli Stati membri dell’Unione Europea di garantire una protezione adeguata ai rifugiati che risulta in esempi di buone prassi messe in campo nei vari territori, permangono gravi lacune negli attuali approcci all’integrazione dei giovani rifugiati di età compresa tra i 16 e i 24 anni.

Questo quanto emerge da un recente rapporto pubblicato dall’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) sull’integrazione dei giovani migranti, basato su interviste a oltre 160 rifugiati e 400 operatori in prima linea nei sei paesi oggetto di studio, che esorta l’Italia e altri Stati membri ad apprendere gli uni dagli altri per offrire a questi giovani un’adeguata opportunità di vita.

Per l’Italia, l’Agenzia ha documentato alcune gravi disfunzioni del sistema di accoglienza, quali la lunghezza della procedura di asilo, il divieto di accesso alle scuole secondarie per richiedenti asilo di 16 anni senza conoscenza dell’italiano, o la difficoltà di accesso al sistema sanitario per persone di età minore in attesa del permesso di soggiorno.

Allo stesso tempo sono state evidenziate anche alcune iniziative positive a livello locale come quelle implementate dalla Questura di Milano che dedica un giorno alla settimana alle domande di asilo presentate dai minori per accelerare le loro procedure, o l’accesso all’assistenza sanitaria specializzata e ai servizi sociali a Roma, che offrono percorsi di supporto personalizzati, tra cui l’assistenza psicologica e attività volte a favorire l’inserimento nel mercato del lavoro.

Alla luce di buone pratiche e sfide ancora aperte, con questo rapporto la FRA raccomanda agli Stati membri di accelerare le procedure di asilo, limitare la burocrazia sul ricongiungimento familiare, fornire un alloggio adeguato, migliorare l’assistenza psichiatrica e valorizzare l’istruzione, al fine di garantire un’opportunità di vita alla nuova generazione dei giovani migranti.

 

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