Il 14 luglio sono stati resi pubblici i risultati delle prove INVALSI -Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazioneper il 2021.

Risultati particolarmente attesi perché avrebbero fornito delle risposte ai timori che tutto il Paese nutriva sulla tenuta del sistema scolastico italiano e sulle conseguenze nell’ apprendimento dei minori, dopo quasi due anni di un percorso scolastico accidentato, fatto di lunghi periodi di chiusura della scuola in presenza e di tentativi di supplire al vuoto con la didattica a distanza.

Gli esiti, che meritano comunque analisi più approfondite, hanno sostanzialmente confermato le previsioni: ad una sostanziale maggiore tenuta della scuola primaria (maggiormente attraversata da riforme pedagogiche nel corso degli anni e meno penalizzata da lunghi periodi di chiusura in presenza) si contrappone un calo di competenze per gli studenti dei cicli scolastici successivi.

I dati però non fanno che sottolineare la crescita delle disparità e disuguaglianze tra regioni e territori già esistenti dalla rilevazione del 2019. La necessità di intervenire con un serio piano di investimenti su tutto il sistema educativo del nostro Paese non può essere oggetto di rinvii.

La scuola non può più aspettare, né i tempi lunghi della politica, né quelli delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR. Meno ancora può aspettare gli effetti del calo demografico che risolverebbe il problema degli organici, del numero di alunni per classe.

Se il ministro dell’istruzione garantisce una ripresa in presenza e sicurezza  riducendo al minimo la didattica a distanza, per molti media unica responsabile di ritardi, disuguaglianze, nuove povertà educative  garantendo personale ed un piano trasporti adeguato, la preoccupazione sulla ripresa dell’anno scolastico è crescente.

A fronte quindi delle dichiarazioni sulla necessità di risarcire bambine e bambini, ragazze e ragazzi, con una scuola in presenza che garantisca il tempo pieno, la copertura dei posti del personale dal 1° settembre e che introduca cambiamenti nel modo di fare scuola aprendo le classi, mettendo la parola fine alla didattica trasmissiva, superando le “classi pollaio” si prospetta un prossimo anno scolastico con le stesse criticità del precedente.

Di questa preoccupazione si è resa interprete la rete di associazioni EducAzioni  (che comprende al suo interno un insieme di reti: Alleanza per l’infanzia, ASVIS, CNCA, Gruppo CRC, Saltamuri, SenzaZaino, Giusta Italia, Forum disuguaglianze e diversità, Forum Education, che  in un comunicato elenca le priorità inderogabili che il Governo dovrebbe rispettare nel tempo rimasto prima della riapertura.

Tra le altre:

Vanno istituiti subito, in ogni territorio, Patti territoriali di governance in cui le scuole, le altre istituzioni, il terzo settore, il privato disponibile, esplorino tutte le opportunità fornite dal territorio e delineino i piani per garantire l’apprendimento in presenza, tenendo in considerazione tutti i diversi scenari di evoluzione del quadro sanitario.

Va accelerata e completata la campagna vaccinale, per gli insegnanti e gli studenti che ne hanno l’età, secondo le recenti indicazioni del CTS.

Infine, va avviata subito una riflessione sistematica sulla scuola, il suo funzionamento, i suoi obiettivi, le sue strutture e un immediato potenziamento dell’offerta educativa di qualità, scolastica ed extra-scolastica, soprattutto nelle aree territoriali oggi più deprivate e in generale nei contesti dove si sono riscontrate maggiori sofferenze sul piano sia degli apprendimenti sia socio-emotivo e relazionale .

Occorre passare dalla situazione emergenziale alla prospettiva per il futuro: una radicale inversione di marcia . In fretta!

 

Leggi il Comunicato della Rete EducAzioni

 

A cura di Angela Nava, Coordinamento Genitori Democratici