L’istruzione resta il principale investimento contro la povertà e la sua trasmissione di generazione in generazione. In quest’ottica, garantire l’accesso all’educazione di qualità per tutti è centrale, anche per le politiche di inclusione sociale.

L’Italia dal 2010 è – tra i maggiori paesi Ue – quello che spende meno in istruzione in rapporto al proprio prodotto interno lordo. Si tratta di un valore quantitativo, che quindi di per sé non rappresenta un indicatore di qualità dell’offerta educativa.

Allo stesso tempo, porre questo comparto al centro delle politiche pubbliche può contribuire a una riduzione dei divari sociali, educativi e territoriali che gravano sul paese. Oggi infatti resta ancora forte, e problematica, la correlazione tra condizione sociale e livello di istruzione. E le tendenze internazionali segnalano come un maggior investimento sull’istruzione vada spesso di pari passo con migliori risultati degli studenti nelle prove Ocse-Pisa.

È stato spesso evidenziato quanto il livello di istruzione resti collegato alla condizione economica di partenza, perpetuando il circolo vizioso che viene definito povertà educativa.

L’istruzione dei genitori condiziona molto il futuro dei bambini, a partire dai primi anni di vita. Oltre un terzo dei figli di non diplomati si trova in deprivazione materiale e non ha perciò accesso alle stesse possibilità dei coetanei più avvantaggiati. Tale svantaggio si trascina durante tutto il percorso di crescita, come testimoniato dal minor accesso alle opportunità culturali e formative, dai livelli di apprendimento inferiori e dalla maggiore incidenza di fenomeni quali dispersione e abbandono scolastico.

La tendenza è tristemente confermata quando ragazze e ragazzi si avvicinano alla maturità: sono infatti soprattutto i figli dei laureati ad andare avanti gli studi.

Chi parte da una condizione di svantaggio ha ancora più bisogno dell’accesso alla scuola e alle opportunità educative intese in senso ampio, dalla socialità alle attività sportive e culturali, così da superare questi limiti. E non rendere tale condizione ereditaria.

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