Maltrattamenti, salute mentale e Covid-19: Cesvi presenta il nuovo indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia.

 

Martedì 4 maggio la Fondazione Cesvi ha presentato il IV Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia.

L’indice regionale è stato realizzato da Cesvi con il supporto di un comitato scientifico formato da rappresentanti istituzionali, medici ed esperti, tra cui l’Autorità Garante Infanzia e Adolescenti, ISTAT, Ministero della Salute, Istituto degli Innocenti, CISMAI, Consiglio Nazionale dell’ordine assistenti sociali.

L’indice regionale non misura il maltrattamento effettivo e reale che subiscono i bambini, ma misura il rischio di maltrattamento, cioè quel complesso insieme di fattori ambientali, strutturali, individuali, familiari, sociali e comunitari che possono agire come fattori protettivi o da fattori di rischio. Il rapporto è utile per dare indicazioni ai vari territori, per cogliere punti di forza e di debolezza e per trarre indicazioni su come migliorare.

L’Indice è stato creato incrociando due tipologie di dati: i fattori di rischio presenti sul territorio, e i fattori protettivi e adattivi nelle varie regioni, cioè tutti quei servizi che prevengono ed intervengono per risolvere il fenomeno del maltrattamento. Il risultato dell’incrocio di questi dati è una graduatoria basta su 64 fattori raggruppati in 6 macroaree, dalla quale sintesi emergono le differenze tra regioni.

In generale, è possibile notare una forte diseguaglianza territoriale, che viene confermata di anno in anno.  Le regioni del Nord registrano fattori di rischio più bassi e quindi maggiori fattori protettivi. Queste regioni sono considerate più virtuose perché combinano bassi fattori di rischio ad elevati fattori protettivi/adattivi e servizi che rispondono in maniera efficiente e mirata ai bisogni del territorio. Tra le regioni con più criticità troviamo ormai da quattro anni le regioni del Mezzogiorno. Ogni anno si registrano leggere variazioni, ma raramente sono così profonde da alterare in maniera sostanziale il posizionamento delle regioni rispetto alla media nazionale.

Accanto all’indice c’è una parte di approfondimento. Quest’anno il focus è stato dedicato alla salute mentale, che è stata messa duramente a prova durante il lockdown. Il Covid, infatti, ha causato in tutti un trauma collettivo molto specifico perché legato alla dinamica pandemica, e quindi diverso da tutti gli altri. I testimoni intervistati lo hanno descritto un fenomeno globale, invisibile, cronico, incontrollabile e complesso. Le fasce di popolazione più a rischio, oltre ai malati di Covid, sono stati i giovani e le donne.  Da questa situazione, ne è derivato un aumentato rischio di maltrattamento dei minori, nei confronti dei quali il sistema dei servizi non è riuscito a reagire alla sfida pandemica.

L’indice termina con alcune raccomandazioni importanti, come l’adozione di un approccio multidimensionale e di lungo-medio termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento, la ricostruzione del sistema dei servizi di cura nell’ottica della resilienza.

A terminare l’incontro, gli interventi degli esperti Roberto Furlan dell’Unità di Neurologia IRCCS Ospedale San Raffaele, Maria Grazia Foschino Barbaro, Policlinico di Bari Ospedale Giovanni XXIII, CISMAI e Petra Filistrucchi, Associazione Artemisia centro antiviolenza.

 

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