Il 4 maggio 1983 è stata approvata la legge n. 184 dal titolo “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori” che ha affermato il diritto per ogni bambino/a e ragazzo/a alla famiglia.

Il Tavolo Nazionale Affido (TNA) – di cui fanno parte circa 20 Organizzazioni, Associazioni e reti nazionali impegnate per l’affido familiare – ha organizzato un convegno nazionale che si è tenuto il 4 maggio scorso alla Camera dei deputati, per celebrare questo “compleanno”

L’incontro si proponeva l’obiettivo di analizzare lo stato di attuazione della legge ad oggi e le sue prospettive future. L’anniversario si è proposto come l’occasione per valorizzare anche le esperienze di accoglienza realizzate da migliaia di famiglie italiane che, nel corso di questi anni, con impegno, passione, fatica e affetto hanno accolto e accolgono per un periodo più o meno lungo nelle loro case bambini/e e ragazzi/e. Gli affidatari, infatti, sono famiglie, adulti volontari che se da un lato vanno preparati, valutati e supportati nell’esperienza concreta dell’affido, dall’altra è necessario che vengano ascoltati dagli operatori dei servizi sociali preposti e dai giudici minorili prima di prendere decisioni significative sul bambino/a o sul ragazzo/a loro affidato/a, riconoscendo loro la competenza in merito alla definizione del migliore interesse del minorenne accolto poiché sono stati una risorsa preziosa per la costruzione di futuro in suo favore.

Partendo quindi dalle riflessioni, proposte/raccomandazioni di due giovani che hanno vissuto in prima persona l’esperienza dell’affidamento, i rappresentanti del Tavolo Nazionale Affido hanno avviato un confronto sul tema dei ruoli e dei compiti nel contesto dell’affidamento familiare, sostenendo la necessità di valorizzare le potenzialità, non ancora sufficientemente espresse, di questo intervento a partire dal necessario sostegno e incremento degli affidamenti consensuali (quasi l’80% sono giudiziari!), dei bambini più piccoli, dei minorenni con disabilità, per richiamare l’attenzione su coloro che, affidati, ma soprattutto inseriti in comunità, compiuti i 18 anni non possono rientrare nelle famiglie di origine e vanno pertanto accompagnati dalle istituzioni, anche attraverso il proseguo amministrativo in percorsi di autonomia, con una attenta riflessione sugli affidamenti a parenti.

Il convegno è stato anche una nuova occasione per continuare ad affermare che l’affidamento familiare non è “sottrazione”, ma è garantire una famiglia in più – accanto alla famiglia d’origine – a favore di bambini/e e ragazzi/e affinché le fatiche e le vulnerabilità della loro famiglia d’origine non siano elementi condizionanti per l’esigibilità del loro diritto al futuro.

Un buon affido, quindi, richiama anche la responsabilità degli Enti preposti a garantire reale sostegno alla famiglia d’origine affinché possa recuperare – laddove possibile – le proprie competenze genitoriali.

Non ci sono dati aggiornati disponibili sui minori fuori dalla famiglia d’origine, ancora fermi inspiegabilmente al 31.12.2019: allora erano 13.555 e di questi il 57% era affidato a terzi e il 43% a parenti. Inoltre, la loro età risultava elevata per la fascia preadolescenziale e adolescenziale (29,8% per i/e ragazzi/e di età compresa tra 11-14 anni e 27,9% per quelli/e dai15 ai 17 anni). Questi dati richiamano necessariamente “il tema dell’adeguato accompagnamento verso percorsi di autonomia, da costruire tempestivamente prima del raggiungimento del diciottesimo anno di età” per dare loro un futuro.

Le principali questioni affrontate nel corso del convegno e che richiedono una riflessione per lo sviluppo dell’affidamento familiare riguardano:
– Una riflessione sui cambiamenti intervenuti sulle famiglie nel corso degli anni e, più recentemente, sulle ripercussioni della pandemia e delle crisi conseguenti sulle persone di minore età e sulle famiglie, in particolare quelle vulnerabili, per supportare e prevenire gli allontanamenti.
– Un rinnovato impegno delle Regioni e degli Enti locali per rilanciare gli affidamenti, garantendo una omogenea esigibilità su tutto il territorio nazionale del diritto dei minorenni alla famiglia (ratifica delle linee di indirizzo nazionali), riconoscendo anche l’affidamento come Livello essenziale delle prestazioni e quindi adeguati finanziamenti e operatori qualificati.
– Il riconoscimento e la partecipazione del ruolo delle associazioni di affidatari anche attraverso la creazione di Tavoli inter-istituzionali di confronto a livello regionale.

Sono emerse anche forti preoccupazioni sull’ attuazione della riforma della giustizia minorile (Legge 206/21 e d.lgs. 149/22), che vede attribuite al solo giudice monocratico le competenze in merito alla limitazione o decadenza dalla responsabilità che rischiano di ritardare/compromettere gli interventi per tutelare i minori in gravi situazioni di pregiudizio e/o di maltrattamento dei minorenni.

 

 

A cura di Frida Tonizzo, Anfaa e Liviana Marelli, CNCA, membri del Tavolo Nazionale Affido 

La documentazione è disponibile al link: https://www.tavolonazionaleaffido.it/2023/5/4/convegno-a-roma

Per approfondimenti si veda la sezione del sito dedicata a Minorenni fuori dalla propria famiglia di origine