50 anni di ricerca sulle punizioni corporali, di cui sono vittime circa tre quarti dei minori in tutto il mondo, dimostrano che queste provocano “molteplici rischi di danni e nessun beneficio”. È questo il messaggio principale emerso nel webinar condotto dalla Global Partnership to End Violence Against Children in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo scorso 5 ottobre, nell’ambito della campagna End Corporal Punishment.

Le punizioni corporali, ossia forme di “violenza inflitta sui minori da genitori, insegnanti, tutori e altri in nome della disciplina”, rappresentano la più comune forma di violenza nei confronti dei minori nonché una violazione dei loro diritti sotto molteplici punti di vista. Si tratta di una pratica diffusa in tutto il mondo che colpisce, solo nell’ambito domestico, 1.3 miliardi di ragazzi e ragazze (di età compresa tra 1 e 14 anni). La drammaticità della situazione è legata anche all’assenza di regolamentazioni e divieti in molti paesi: infatti, l’86% dei bambini nel mondo vivono in Stati dove le punizioni corporali sono legali.

Come dimostrato dalle numerose ricerche condotte nell’arco di cinque decenni, le punizioni corporali comportano conseguenze negative e dannose per i minori nel breve e lungo periodo. Infatti, non solo il diritto a una vita priva di ogni forma di violenza viene violato, ma anche il diritto alla salute (con effetti dannosi sia sul piano della salute fisica che mentale), allo sviluppo e all’educazione. Le conseguenze si ripercuotono quindi non solo a livello individuale, ma anche nella società intera data la correlazione tra punizioni corporali e comportamenti violenti che i minori vittime di questo tipo di violenza sono più inclini a sviluppare in età adulta.

Maggiori informazioni sul webinar, compresa la registrazione video e le presentazioni degli speakers, sono disponibili a questo link, dal quale è anche possibile accedere ai research summaries.