Le numerose e importanti vittorie conquistate dall’Italia alle ultime Olimpiadi e Paraolimpiadi, così come in altre recentissime competizioni sportive sovranazionali, hanno riacceso l’attenzione sull’opportunità di riformare l’attuale Legge 91/1992 in tema di cittadinanza.

Se lo spunto iniziale è stata l’origine straniera di molt* atleti e atlete naturalizzat* italian*, il dibattito pubblico si è spinto, sin da subito, al di là dell’ambito sportivo, sottolineando l’anacronismo della L.91 e richiamando ancora una volta la necessità di adeguare la normativa nazionale ad un contesto socio – demografico drasticamente mutato rispetto ad ormai quasi 30 anni fa.

In base agli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione, infatti, nell’A.S. 2019/2020 su un totale di 8.484.000 alunni e alunne iscritti nelle Scuole statali italiane, oltre il 10% è costituito da alunni e alunne con cittadinanza non italiana (877 mila unità): di questi, oltre il 65,4% è nato in Italia (in Veneto questa percentuale raggiunge il 71,7% ).

Basti pensare che solo negli ultimi cinque anni il numero degli studenti con cittadinanza non italiana nati in Italia è passato da oltre 478 mila a quasi 574 mila unità (+20% circa).

Come evidenziato dal Gruppo di Lavoro sulla CRC nel suo XI e più recente Rapporto di monitoraggio della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, secondo le norme attualmente vigenti, i minorenni di origine straniera nati in Italia possono divenire cittadini italiani solo se vi abbiano risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiarino, entro un anno dal compimento del diciottesimo compleanno, di voler acquistare la cittadinanza. I minorenni di origine straniera giunti in Italia successivamente alla nascita, invece, dovranno seguire la stessa, complessa procedura amministrativa prevista per gli adulti.

Nonostante nell’ultimo decennio vi sia stato un forte stimolo a favore di una riforma della Legge 91/1992 che ne ampliasse la platea dei fruitori, facilitando l’acquisizione della cittadinanza per i minorenni nati e/o cresciuti in Italia, finora i tentativi di riforma si sono sempre arenati e negli anni si è, anzi, assistito a un progressivo irrigidimento delle misure applicabili, prima con la Legge 94/2009 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, fino ai più recenti “Decreti Sicurezza”.

Solo nel 2013, con il Decreto Legge 69/2013, si erano evidenziati alcuni progressi, in particolare a favore dei minorenni nati in Italia, in vigore ancora oggi. Il Decreto aveva infatti previsto che ai fini dell’acquisizione non fossero imputabili al diretto interessato eventuali inadempienze riconducibili ai genitori o alla Pubblica Amministrazione. L’interessato poteva dunque dimostrare il possesso dei requisiti necessari con ogni altra documentazione idonea ad attestare la presenza del soggetto in Italia sin dalla nascita e l’inserimento dello stesso nel tessuto socio-culturale. Inoltre la nuova normativa aveva decretato che gli Ufficiali di Stato civile, nei sei mesi precedenti il compimento dei diciotto anni, dovessero comunicare all’interessato che, entro il termine di un anno, poteva presentare la dichiarazione di voler acquisire la cittadinanza. In mancanza di tale comunicazione, il diritto poteva essere esercitato anche dopo lo scadere del termine di un anno.

Nel 2016, invece, veniva approvata la normativa tornata alla ribalta in occasione delle sopra citate competizioni sportive, ovvero la Legge n.12 che, sancendo il c.d. ius soli sportivo, riconosceva il valore inclusivo dello sport: quest’ultima infatti ha permesso ai minorenni stranieri residenti in Italia almeno dal compimento del decimo anno di età di tesserarsi nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva, precludendone tuttavia la convocazione nelle selezioni nazionali, almeno finché non avessero raggiunto la maggiore età, avviando l’iter procedurale per ottenere la cittadinanza italiana.

Nel 2022, recentemente proclamato Anno europeo della Gioventù, ricorreranno anche i 30 anni dall’approvazione della Legge 91: come Gruppo di Lavoro sulla CRC non possiamo non ribadire l’importanza che il Parlamento italiano – dove anche in questa Legislatura sono giacenti diverse proposte di riforma della L.91 – si contraddistingua per un cambio di passo, riconoscendo che i tempi sono maturi per approvare una riforma che, facilitando l’acquisto della cittadinanza italiana per le migliaia di minorenni di origine straniera che vivono sul territorio nazionale, assicurerebbe di fatto pari diritti ed opportunità a ciascuno di loro, come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia.

 

A cura del Gruppo CRC

 

Per approfondimenti si veda la sezione del sito dedicata al Il diritto alla registrazione e alla cittadinanza