Anche la seconda edizione del Rapporto “I Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. I Dati Regione per Regione” ha dovuto far fronte alle difficoltà di costruire una fotografia delle realtà regionali attraverso una serie di indicatori espressione delle condizioni di benessere complessivo suddiviso in sette domini.
Lavoro improbo in considerazione della frammentazione dei dati disponibili, della difficoltà di accesso e delle limitazioni, anche temporali, di rappresentatività dei contesti locali, regionali. Indice di una disattenzione cronica a monitorare in modo appropriato e sistematico lo stato di salute, del benessere complessivo che è un diritto, dei bambini e degli adolescenti.
Il Rapporto regionale 2021 del Gruppo CRC rappresenta quindi un utile strumento, soprattutto per le amministrazioni regionali e locali, per orientare la programmazione delle loro politiche e dei loro interventi a favore delle persone di minore età e delle rispettive famiglie, che potrà arricchirsi anche nel confronto tra i territori.
La popolazione italiana di bambine, bambini e adolescenti (poco meno di 10 milioni di residenti nel 2021) negli ultimi 15 anni si è ridotta di 600.000 unità, ma è drammaticamente aumentata la povertà assoluta che colpisce oltre un milione e 300.000 minori, il numero più alto raggiunto dal 2005.
Il Rapporto documenta le profonde disuguaglianze regionali non solo nell’ambito della salute, ma anche della protezione, dell’educazione, dell’ambiente famigliare e delle risorse dedicate. Purtroppo la novità non è il documentare l’incapacità a contenere, se non a ridurre, le disuguaglianze regionali nel corso degli ultimi decenni, ma l’evidenziare la persistente mancata garanzia di alcuni diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Le disuguaglianze si evidenziano sin dalla nascita e si ampliano durante l’età evolutiva, e spesso si mantengono per l’intera vita. Nascere in Calabria presenta un rischio doppio che nascere in Lombardia di morire nelle prime settimane dopo il parto (mortalità perinatale 4,3 vs 1,6 per 1000 nati in Calabria vs Lombardia). Le cause e i potenziali fattori di rischio rimandano a una differente qualità dell’assistenza alla madre e al neonato che va migliorata per ridurre gli eventi evitabili già a partire dal concepimento.
Una sorveglianza e iniziativa attiva che accompagni la futura mamma sin dall’inizio della gravidanza. Una riorganizzazione dell’intero percorso nascita in alcune realtà è anche richiesto dall’elevato ricorso al parto strumentale (taglio cesareo) spesso ingiustificato ed espletato in strutture private o convenzionate (50,3 in Campania vs 20,9% dei parti in Friuli Venezia Giulia).
Disuguaglianze che rimandano anche ad approcci culturali e sociali che necessitano di profondi cambiamenti negli stili di vita quali per esempio il percorso nutrizionale. Se l’allattamento al seno nei primi sei mesi di vita del neonato è maggiore nel Mezzogiorno (32,6 in Abruzzo vs 25,8% dei neonati in Trentino Alto Adige) la prevalenza di bambini obesi, anche gravemente, a 8-9 anni d’età è maggiore al Sud rispetto al Nord (Campania 18,8 vs 7% dei bambini in Veneto). Un andamento continuo e sistematico delle disuguaglianze lungo la latitudine italiana.
Disuguaglianze celate da profili di welfare locale non ottimali, ma che si evidenziano quando i bisogni di salute aumentano per gravità o intensità. Così il 20% della popolazione pediatrica della Calabria che necessita di ricovero ospedaliero ordinario migra in altre regioni (38% dei bambini e adolescenti molisani e 32% di quelli lucani).
Per dare ad ogni bambina e ad ogni bambino le stesse opportunità sin dalla nascita, a prescindere dal luogo in cui nasce, è necessario creare un’Agenzia per l’Infanzia che realizzi programmi di prevenzione, che monitorizzi lo stato di salute dei minori e delle rispettive famiglie, che indichi i bisogni per migliorare lo star bene di bambini e adolescenti, che valuti gli esiti degli interventi, a partire dall’utilizzo dei fondi del PNRR, messi in atto con queste finalità.
I futuri Rapporti del Gruppo CRC valuteranno se e quanto verrà fatto in questa direzione.
a cura di Maurizio Bonati, Responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica, Istituto Mario Negri – IRCCS, Milano