“Prospettive minori” è il Settimo Rapporto pubblicato da Antigone sulla giustizia minorile e nasce come sempre – oltre che dall’analisi dei dati quantitativi – dalle costanti visite di monitoraggio alle carceri minorili e a comunità che ospitano giovani dell’area penale. Fin dal titolo, viene lanciato un grido d’allarme nel constatare che sono prospettive minori quelle che il sistema è capace di offrire oggi ai ragazzi e alle ragazze che lo incontrano. È la prima volta che il Rapporto di Antigone esprime grande preoccupazione rispetto alla giustizia minorile, mentre negli anni era stato sempre difeso un sistema che è stato capace di minimizzare la risposta carceraria e puntare su un modello educativo.

Il primo allarme viene evidenziato dai numeri. Le presenze in carcere hanno superato le 500 unità, come non si vedeva dal 2012, quando la condanna all’Italia da parte della Corte di Strasburgo costrinse il governo ad assumere provvedimenti che ebbero effetti anche in ambito minorile. Nel corso del 2023 sono stati 1.143 gli ingressi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia, il numero più alto almeno negli ultimi 15 anni. E ciò a fronte di un andamento della criminalità minorile sostanzialmente stabile, con oscillazioni tra un anno e l’altro e un’ovvia crescita dai tempi della pandemia, ma che non mostra affatto i contorni dell’emergenza.

Il cosiddetto Decreto Caivano, approvato nel settembre scorso, ha avuto un impatto che non potrà che aumentare nel prossimo futuro. Analizzando infatti la crescita della carcerazione minorile, è possibile notare che essa è quasi interamente prodotta da giovani in custodia cautelare. Come è noto, la Legge 159/2023 di conversione del decreto Caivano amplia in maniera sostanziale le possibilità dell’applicazione della custodia cautelare. Inoltre, gli ingressi in Ipm per violazione del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza sono aumentati addirittura del 37,4% rispetto all’anno precedente. Le nuove norme consentono di disporre la custodia cautelare per tutti i reati all’art. 73 del Testo unico di cui sopra, l’attore principale della penalità nel nostro Paese, compresi i fatti di lieve entità, destinando al carcere anche giovani coinvolti occasionalmente con il piccolo spaccio e che dovrebbero beneficiare piuttosto di una seria educazione in materia. Infine, quando è stato presentato lo scorso rapporto le carceri minorili ospitavano per circa il 60% giovani adulti che avevano commesso il reato da minorenni, oggi le percentuali si sono invertite e i ragazzi infradiciottenni sono in netta maggioranza. Segno di come l’opportunità offerta dalla nuova legge ai direttori di trasferire nelle carceri per adulti i maggiorenni difficili da gestire sia stata senz’altro colta, interrompendo percorsi educativi magari risalenti e destinando questi ragazzi a un contesto dalle assai poche prospettive.

All’aumentata presenza dei minori stranieri non accompagnati, di cui la società esterna ha sempre più dismesso la presa in carico, si è reagito con un approccio neutralizzante. Questi ragazzi dal vissuto traumatico presentano frequenti problemi comportamentali e difficoltà di gestione delle emozioni. Avrebbero bisogno di tutta l’attenzione e la protezione che una società è in grado di dare. In carcere invece vengono “neutralizzati” attraverso il trasferimento, l’isolamento, un uso sempre più smodato di psicofarmaci. Entrano in carcere con un reato e in poco tempo ne hanno ascritti altri: la loro irrequietezza si trasforma presto nelle accuse di oltraggio o resistenza a pubblico ufficiale, di danneggiamento, di rissa, di rivolta.

Si auspica una profonda riflessione, culturale prima ancora che politica, sulle distorsioni che si stanno imprimendo al sistema della giustizia minorile italiana, che ci aveva abituati a costituire un modello per l’intera Europa. Se si continuerà su questa strada, resterà ben poco di quei principi cardine che il legislatore del 1988 volle codificare nel codice di procedura penale minorile.

 

A cura di Susanna Marietti, Coordinatrice nazionale Antigone, curatrice del Rapporto

 

Per approfondimenti si veda:

Il VII Rapporto di Antigone “Prospettive minori

e la sezione del sito del Gruppo CRC dedicata a Minori in stato di detenzione o sottoposti a misure alternative