In occasione della Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini-soldato il 12 febbraio, l’Unicef ha lanciato una video-serie dal titolo “Quando chiudo gli occhi” con l’obiettivo di portare l’attenzione sulle conseguenze psicologiche del venire utilizzati da gruppi e forze armate.

 

Secondo l’Unicef, l’utilizzo, terribile, dei bambini nei conflitti armati costituisce una serie di violazioni dei diritti dei bambini e non può esistere ancora nel 2021. “I bambini sono costretti a eseguire e assistere ad atrocità. I bambini vengono uccisi, feriti, mutilati, abusati mentalmente e sessualmente. Dopo essere stati rilasciati o scappati, i bambini spesso hanno incubi, comportamenti aggressivi, pensieri intrusivi e ansia. Tutto questo è una minaccia alla vita ed estremamente dannoso per i bambini e il loro sviluppo. Deve finire adesso”.

La maggior parte dei casi sono stati perpetrati da attori non statali in Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Siria. Secondo l’Unicef, sono migliaia in Sud Sudan i minori usati dai gruppi armati e dal 2013 l’organizzazione ha supportato il rilascio e il reintegro di 3785 di loro. Secondo il Rapporto 2019 del Segretario Generale su infanzia e conflitti armati, nel 2019 sono stati circa 7.750 i bambini reclutati e utilizzati da forze e gruppi armati, alcuni persino di 6 anni. Le azioni rafforzate di prevenzione hanno portato al rilascio o alla separazione di oltre 13.200 bambini dalle forze armate o dai gruppi armati nel 2019.

Per coloro che riescono a scappare o vengono rilasciati, ricorda l’Unicef, l’assistenza disponibile è molto limitata. Con la chiusura delle scuole a causa del Covid-19, un ulteriore importante spazio per il supporto psicosociale è venuto meno, peggiorando una situazione già difficile.

Sulla base di numerose segnalazioni l’Unicef può presumere con sicurezza che sono migliaia i bambini utilizzati da gruppi e forze armate solo in Sud Sudan. L’organizzazione ha lanciato un appello di 4 milioni di dollari per il programma CAAFAG in Sud Sudan nel 2021 con cui l’Unicef crea un piano multisettoriale di tre anni per ogni bambino per garantire che venga seguito e riceva le cure necessarie. I bambini rilasciati vengono affidati a strutture temporanee realizzate dall’Unicef e i suoi partner dove ricevono beni come vestiti, cibo e servizi sanitari. Poi vengono registrati e l’organizzazione inizia a rintracciare le famiglie per il ricongiungimento, laddove necessario. I bambini ricevono anche consulenza e altri servizi per il supporto psicosociale e pacchetti di reintegrazione sociale ed economica come il sostentamento, attività di generazione di reddito e formazione professionale e di abilità per la vita.

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