Nell’aprile 2017 è stato approvato un Decreto legislativo (Dls n. 65/2017) che ha ridisegnato le politiche di intervento nell’educazione infantile prima dell’età della scolarità obbligatoria, istituendo il sistema di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, individuando i principi che devono ispirarlo e indicando strategie e obiettivi per il suo sviluppo.
Il Decreto ricompone due settori educativi che hanno avuto distinti percorsi di sviluppo quantitativo e di elaborazione culturale e sono stati trattati separatamente anche dalla legislazione. Il settore dell’educazione propriamente prescolare, che accoglie più del 90% dei bambini tra i tre e i sei anni, ha conosciuto già da molti anni riconoscimento nazionale – si celebra in questi giorni il 50esimo anniversario dell’istituzione della scuola dell’infanzia statale -, regolazione dei rapporti tra lo Stato e gli altri gestori pubblici e privati, interventi di qualificazione con l’introduzione della laurea quinquennale per gli insegnanti e l’elaborazione di diversi documenti di orientamento pedagogico. I servizi per i bambini sotto i tre anni di età sono stati finora regolati solo dalla legislazione regionale e accolgono il 22,5% dei bambini, con una diffusione irregolare sul territorio nazionale marcatamente deficitaria nelle regioni meridionali, dove la domanda disattesa delle famiglie si è riversata nella richiesta di frequenza anticipata di bambini di meno di tre anni nella scuola dell’infanzia.
Il Decreto ne ha riconosciuto la valenza educativa denominandoli servizi educativi per l’infanzia, ne ha definito la tipologia e ha introdotto la qualificazione universitaria triennale per tutto il personale che opera con i bambini; ha, inoltre, definito le funzioni e i compiti dei diversi livelli istituzionali che li governano: Stato, Regioni ed Enti locali. Prevede anche di generalizzare l’accesso alla scuola dell’infanzia a partire dai tre anni, di espandere l’offerta dei servizi educativi per l’infanzia su tutto il territorio nazionale, abolendo progressivamente l’ingresso anticipato nella scuola dell’infanzia, e di sostenere la qualità di tutte le strutture mediante la formazione continua in servizio per tutto il personale educativo e insegnante.
Nel rispetto della diversa identità dei servizi educativi per i più piccini e delle scuole dell’infanzia la loro integrazione in un sistema vuole affrontare l’espansione e la riqualificazione di entrambi i settori all’interno di un quadro culturale e organizzativo coerente, tale da offrire un percorso di esperienza non frammentato alle bambine e ai bambini dalla nascita a sei anni. In questa direzione il Decreto ha disposto: l’unificazione delle competenze governative dei due settori presso il MIUR, la proposta dei Poli per l’infanzia che riuniscono in un unico plesso o in edifici vicini, più servizi educativi per l’infanzia e scuole dell’infanzia per facilitare percorsi educativi in continuità e interventi di efficientamento organizzativo, l’istituzione di coordinamenti pedagogici territoriali, che sostengano la coerenza delle politiche educative e la qualità delle strutture educative di diversa tipologia e di diversa gestione, e l’elaborazione di Linee guida pedagogiche per il sistema integrato.
L’attuazione del Decreto impatta con la struttura complessa della governance istituzionale del sistema zerosei e necessita di nuovi percorsi di collaborazione tra il sistema scolastico nazionale, le amministrazioni regionali e quelle comunali per costruire un sistema anagrafico a livello nazionale anche per quanto riguarda i servizi educativi per l’infanzia, efficiente e alimentato da flussi costanti di dati da ogni territorio regionale, istituire i coordinamenti pedagogici territoriali e attivare interventi coordinati in materia di formazione continua del personale educativo e insegnante sostenuti organizzativamente da tutti gli enti gestori pubblici e privati. Per realizzare i previsti interventi di consolidamento, ampliamento e qualificazione del Sistema integrato il Governo d’intesa con la Conferenza unificata ha adottato negli ultimi mesi dell’anno il previsto Piano di azione nazionale pluriennale, che è stato sostenuto da un apposito Fondo (pari a 209 milioni di euro nel 2017, 224 milioni di euro nel 2018 e 239 milioni di euro a decorrere dall’anno 2019) da erogare ai Comuni con un cofinanziamento da parte delle Regioni e sulla base di una programmazione regionale. I criteri adottati nel riparto hanno di fatto privilegiato i territori in cui erano maggiormente presenti servizi educativi per l’infanzia per tamponare le criticità finanziarie degli ultimi anni che si erano riversate sulle famiglie con aumenti delle rette. Si auspica che i successivi riparti finanziari riescano a modulare le diverse esigenze dei territori e si inseriscano più efficacemente all’interno delle programmazioni regionali.
A cura del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia.