La valutazione di esito non ha una vita facile. Viene molto spesso raccomandata e auspicata ma viene realizzata con molta fatica. Spesso è confusa con altri tipi di valutazione, più legati ai processi realizzati. Invece il focus della valutazione di esito è sui frutti, sui benefici per i destinatari finali. Non è abbastanza osservare quanto è stato speso oppure realizzato, è necessario chiedersi se, quanto è stato fatto, è servito a migliorare la condizione dei bambini e delle bambine coinvolti. Queste domande riguardano gli operatori dei servizi, i coordinatori di progetti, i finanziatori, i politici e tutte le persone che hanno a cuore la crescita delle giovani generazioni. È una responsabilità che riguarda tutti: a fronte di un investimento (economico, professionale…) è necessario chiedersi se si è riusciti ad aiutare quello specifico gruppo di bambini in difficoltà e per il quale si era reso necessario un intervento. Questa domanda ha in sé il senso del fare valutazione: non può essere una semplice restituzione posizionata al termine di un percorso di aiuto, di un progetto, di una azione. Deve prendere avvio sin dall’inizio, al momento delle scelte, laddove i risultati attesi possono pilotare il viaggio. Questo posizionamento della valutazione, in ambito sociale, sanitario, educativo, può contribuire a migliorare le scelte e a raggiungere i risultati e gli esiti attesi.

È un cambio di paradigma, non sempre facile, che è stato sollecitato dagli studi e dalle ricerche realizzate dalla Associazione internazionale iaOBERfcs (International Association for Outcome-based Evaluation and Research on Family and Children’s Services), fondata 20 anni fa da Fondazione Zancan e Boston College, insieme a 28 esperti di vari paesi.

L’Associazione si è occupata fin dall’inizio di individuare le modalità per fare valutazione di esito e per leggere i benefici ottenuti a seguito degli interventi, in diversi contesti e con diversi gruppi target. I risultati rilevati sono utili ai decisori per orientare le loro politiche. Come, ad esempio, il valore dell’intervento precoce e della prevenzione che possono favorire migliori condizioni di vita oppure gli esiti derivanti dalle diverse forme di allontanamento dei minori dalla famiglia di origine. Ulteriori focus di studio riguardano i minori vittime di abuso e maltrattamento, i minori Lgbtq in carico ai servizi, e i bambini e bambine in condizioni di povertà. È quest’ultimo un tema su cui l’Associazione sta lavorando da almeno 10 anni e sul quale continua a sollecitare maggiore attenzione da parte degli operatori. Tra le iniziative recenti uno studio internazionale sui determinanti di efficacia nella lotta alla povertà dei bambini e delle famiglie: si tratta di uno studio in 10 paesi per individuare le pratiche e i riferimenti teorici e metodologici utilizzati dagli assistenti sociali nel loro lavoro quotidiano a contatto con minori e famiglie che vivono in condizioni di povertà. Affrontare il tema della povertà e della valutazione di efficacia degli interventi adottati non dipende infatti solo dal reddito ma da una composizione di aspetti che vanno considerati secondo modalità multidimensionali. Possono emergere pratiche non tradizionali in cui le competenze professionali e le capacità dei singoli agiscano insieme, investendo nel passaggio dall’“io” al “noi”, facendo convergere responsabilità e capacità verso risultati condivisi.

 

A cura di Cinzia Canali, Fondazione Emanuela Zancan

 

Per approfondimenti si veda:

International Association for Outcome-based Evaluation and Research on Family and Children’s Services