Negli ultimi anni, in particolare di fronte alle drammatiche conseguenze della pandemia, il tema della salute mentale – soprattutto dei più giovani – si è fatto spazio nel dibattito pubblico. Iniziative  come “Chiedimi come sto”, la campagna a tutela della salute mentale promossa dalla Rete degli studenti medi e dall’Unione degli universitari, le manifestazioni di piazza volte a difendere il diritto al benessere psicologico, unitamente alle recenti dichiarazioni di personaggi dello spettacolo che hanno messo a nudo le loro difficoltà personali, suggeriscono che oggi le giovani generazioni sono decisamente più consapevoli del loro diritto alla salute mentale rispetto a quelle del passato.

In questo contesto, è necessario interrogarsi sul ruolo che la scuola può avere nella tutela della salute mentale e se possa diventare un presidio del benessere dei giovani anche dal punto di vista psicologico.

Proprio questo tema è al centro del volume “Welfare per le nuove generazioni. Scuola, salute mentale e promozione del benessere”. Il testo propone diverse prospettive che prendono in considerazioni studi su politiche sociali, ma anche su pedagogia, psichiatria e psicologia.

La domanda diffusa di salute mentale dovrebbe spingere studiosi, istituzioni pubbliche e attori privati che a vario titolo si occupano di welfare, a ripensare il concetto di benessere cui i sistemi di protezione sociale devono tendere. Troppo spesso, la letteratura ha infatti identificato tale benessere con la capacità delle persone di partecipare adeguatamente al mercato del lavoro (e di accedere ai connessi benefici welfare) senza tener conto di altre condizioni soggettive. Oggi questo non è più sufficiente, come dimostrano soprattutto le richieste dei giovani in tal senso.

Il volume “Welfare per le nuove generazioni” si pone proprio in questa cornice, raccogliendo punti di vista differenti per ripensare il sistema sociale.

In questo senso, nella prima parte, il libro spiega come il nostro sistema di welfare sia stato tradizionalmente poco orientato alle nuove generazioni, analizza i principali problemi che oggi riguardano i giovani e le politiche che potrebbero essere introdotte a loro favore. Nella seconda parte, il volume affronta più nel dettaglio le possibili soluzioni guardando al ruolo che possono giocare le scuole. Le istituzioni scolastiche possono infatti essere un presidio del benessere dei giovani, se pensate in quanto luogo in cui le differenti politiche a loro dedicate possano essere definite e implementate.

Pur mettendo al centro la scuola, l’analisi esula dalla mera attribuzione a essa di nuovi compiti e funzioni. La scuola, per quanto fondamentale, non può essere considerata sufficiente per affrontare sfide che vanno ben oltre il suo perimetro. Proprio per questo, il libro approfondisce il rapporto che le istituzioni scolastiche hanno – e soprattutto dovrebbero avere – con il proprio territorio. In questo senso, è delineata un’idea di scuola “aperta”, da intendersi non esclusivamente come spazio di apprendimento e istruzione ma come ambito nel quale i giovani possano crescere e sviluppare la propria personalità grazie al supporto di diversi attori della comunità, che proprio nella scuola trovano il luogo in cui rivolgersi direttamente e unitariamente a ragazzi e ragazze.

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