L’Italia è sempre meno un Paese per mamme e bambini. La denatalità raggiunge livelli storici e la maternità è vissuta oggi come un peso che grava esclusivamente sulle spalle delle donne e non come una responsabilità sociale della collettività.
Secondo l’ultima ricerca di Save the Children “Le Equilibriste, la maternità in Italia” nel 2017 su circa 60 milioni 500 mila residenti in Italia (tra cui circa 5 milioni di cittadinanza straniera) si contavano appena 464 mila nuovi nati, il 2% in meno rispetto al 2016. L’Italia ha dunque toccato un nuovo record di denatalità, registrando la nona consecutiva diminuzione dal 2008, quando le nascite furono 577 mila. Una diminuzione che è stata rallentata ma non frenata dalla presenza femminile straniera che negli ultimi venti anni ha contribuito a migliorare la situazione.
E’ la fotografia di un Paese che con scarsi incentivi alla maternità penalizza sempre di più l’essere madri, le quali si trovano ad essere sempre più delle equilibriste tra la vita privata e quella lavorativa e in cui la crescita dei figli diviene un ostacolo personale. Sebbene ormai in Italia circa 1 nato su 5 (il 19,4%) abbia una madre straniera, anche in questa fascia della popolazione si registra un calo delle nascite: per il 2017, si stimano circa 90 mila nati da madri straniere, il 3,6% in meno rispetto al 2016. I nati da entrambi i genitori stranieri, per il 2017, sono stimati in circa 66 mila.
Nel complesso, nel 2016 in Italia, secondo i dati Eurostat, erano più di 7,7 milioni le madri tra i 15 e i 54 anni di età, in diminuzione rispetto all’anno precedente (quando erano più di 7,8 milioni). Tra i motivi economici incide in modo significativo il livello di occupazione delle mamme e la relativa difficoltà di conciliazione tra vita professionale e familiare. Basti pensare che nel 2016 l’Italia risiedeva al penultimo posto per occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni (48,1% contro una media europea del 61,3%).
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Statistico del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro il tasso di occupazione tra i 25-49enni in Italia varia sensibilmente non soltanto in base al genere, ma anche rispetto al fatto di essere o meno genitori e al numero di figli: nel 2017 in questa fascia d’età risultano occupate il 70,8% delle donne senza figli rispetto all’83,6% degli uomini senza figli e tra coloro che hanno almeno un figlio risulta occupato il 55,2% delle madri rispetto all’88,5% dei padri.
Una delle maggiori cause che contribuisce alla mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro è la difficoltà di conciliazione tra vita professionale e familiare, che porta molte donne ad una condizione di inattività strutturale: se il tasso di inattività delle 25-49enni senza figli corrisponde nel 2017 al 19,2%, quello delle donne con almeno un figlio balza al 37%, e sale all’aumentare del numero di figli (29,6% con un solo figlio, 39,8% con due figli, 52,5% con tre o più figli).
Con la legge di bilancio 2018 sono stati riconfermati alcuni bonus come il bonus bebè, il bonus “mamme domani”, il voucher babysitter e il bonus asili nido: misure una tantum che hanno un impatto limitato e dovrebbero essere complementari ad investimenti a sostegno di piani di lungo periodo. Interventi strutturali che prevedano il miglioramento, l’ampliamento o la creazione di nuovi servizi a vocazione collettiva, piuttosto che la risposta a bisogni emergenziali e individuali.
Investire in politiche a lungo raggio significa invece creare obiettivi di miglioramento delle condizioni sociali ed economiche delle donne e madri, non solo in un’ottica di sostegno, ma prima di tutto di diritto. Significa garantire equità nei percorsi di carriera, colmando il gap salariale, garantendo -a parità di merito- eguale accesso ai ruoli di responsabilità, trovare soluzioni innovative per la conciliazione tra vita privata e lavoro per tutti i genitori, investire nel loro empowerment e valorizzare le competenze acquisite oltre che investire nei servizi educativi della prima infanzia.
Per maggiori approfondimenti è possibile scaricare qui la ricerca” Le Equilibriste”. La maternità in Italia.
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