A settembre più di 8 milioni di studenti sono tornati tra i banchi di scuola, ridando vita ad aule, corridoi e cortili. Ma non per tutti l’inizio del nuovo anno scolastico è stato lo stesso: per molti alunni e alunne il tempo pieno è ancora oggi una chimera, così come la possibilità di avere un servizio mensa integrato, scuole attrezzate con spazi sicuri e palestre. Save the Children alla vigilia della ripartenza scolastica ha pubblicato il Rapporto “Alla ricerca del tempo perduto”, un’analisi delle numerose diseguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi a scuola, tratteggiando uno scenario sconfortante lungo tutto lo stivale, tra povertà materiale, educativa, dispersione scolastica, e non solo.
I dati allarmanti sulla povertà assoluta dei minori richiamano al rischio connesso di un aumento sostanziale della povertà educativa, ovvero la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli/delle adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Nel 2021 il nostro Paese contava 1 milione e 382mila minori in povertà assoluta, un dato in crescita rispetto all’anno precedente e che potrebbe ulteriormente innalzarsi a causa della crisi economica e dell’impennata dell’inflazione. Lo svantaggio socio-economico si somma poi agli effetti di Covid-19 e DAD: il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione “implicita”, cioè senza le competenze minime necessarie (secondo gli standard INVALSI) per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università, mentre il 12,7% dei minorenni abbandona precocemente gli studi senza raggiungere il diploma. Un ulteriore dato preoccupante è quello dei NEET: i 15-29enni fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, sono il 23,1%, contro la media UE del 13,1%. Tali dati si aggravano ulteriormente se analizzati a livello territoriale: le regioni meridionali registrano percentuali ben più alte della media nazionale, evidenziando forti squilibri di opportunità e prospettive future. Tra tutti, ad esempio, il dato sulla dispersione implicita al termine del ciclo scolastico della scuola superiore, che vede la Campania al 19,8%, più del doppio rispetto alla media del Paese (9,7%), mentre la dispersione esplicita registra la punta massima in Sicilia al 21,1% superando di oltre 8 punti percentuali la media nazionale (12,7%).
Il Rapporto evidenzia anche l’effettiva relazione tra le disuguaglianze di offerta scolastica nei territori e i risultati scolastici analizzando gli elementi strutturali del sistema a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempo di insegnamento. Confrontando le 10 province italiane con il tasso di dispersione implicita più bassa e quelle con il tasso di dispersione implicita più alto, si rileva che nelle province dove l’indice di dispersione “implicita” è più basso, le scuole primarie hanno garantito una maggiore offerta di tempo pieno (31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione), un maggior numero di mense (25,9% delle scuole contro il 18,8%) e di palestre (42,4% rispetto al 29%), oltre ad essere dotate di certificato di agibilità (47,9% contro il 25,3%). Tale analisi dimostra come offrire spazi e tempi educativi adeguati possa contribuire positivamente a ridurre le diseguaglianze educative territoriali, soprattutto per i minorenni che abitano in contesti svantaggiati. Si è infatti dimostrato come tale correlazione sia ancora più rilevante nei territori a rischio di esclusione sociale: prendendo in considerazione le province italiane che hanno la percentuale maggiore di studenti nel quintile socioeconomico più basso, la dispersione “implicita” risulta significativamente inferiore in quelle province dove almeno la metà delle scuole ha la mensa e almeno la metà degli alunni della scuola primaria frequentano il tempo pieno.
Il Rapporto pone dunque al centro l’importanza di investire in un sistema scolastico che si fa presidio essenziale nella lotta alle disuguaglianze. Una scuola di qualità, che aumentando l’offerta equa in infrastrutture sicure e servizi adeguati può dare opportunità eguali di apprendimento a tutti gli studenti e le studentesse senza distinzioni.
Save the Children con la pubblicazione rilancia inoltre raccomandazioni e proposte per la scuola pubblica di qualità. Misure volte non soltanto a garantire la ripartenza della scuola, dopo due anni di pandemia, ma soprattutto a rinnovarla, dotandola di strumenti necessari a far fronte alle sfide educative future, e garantire a tutti gli studenti e le studentesse il diritto ad un’istruzione di qualità.
Una delle prime proposte è proprio quella di richiedere il potenziamento dell’offerta scolastica e la sua qualità con investimenti significativi, stanziando il 5% del PIL per l’istruzione; una scelta dovuta, atta a garantire tempo pieno, mense, palestre e scuole sicure in tutti i territori del Paese. Ad oggi, infatti, i fondi attualmente previsti sono insufficienti a garantire un’offerta educativa di qualità, con spazi e servizi adeguati in tutti i territori, nonostante i minori costi dovuti al calo demografico. Sappiamo che non si tratta di obiettivi irraggiungibili, ma di un investimento irrinunciabile per lo sviluppo del Paese che va messo al centro dell’agenda politica, ora.
A cura di Save the Children Italia
Leggi il Rapporto “Alla ricerca del tempo perduto – Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana”
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Per approfondimenti si veda anche: https://gruppocrc.net/tema/educazione-gioco-e-attivita-culturali/