Il 16 giugno 2025 la Sala Transatlantico del Consiglio Regionale della Sardegna ha ospitato una mattinata di confronto intensa e partecipata per la presentazione del Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2024”.

L’evento, organizzato da Uisp Sardegna Aps e promosso dal Gruppo CRC, ha coinvolto vari rappresentanti delle istituzioni, professionisti del settore sociale, sanitario ed educativo, associazioni sportive del territorio, bambini e bambine, con il patrocinio del Presidente del Consiglio Regionale Piero Comandini e la Garante Regionale per l’infanzia Carla Puligheddu. Un evento molto partecipato in cui Uisp Sardegna APS, con il supporto di una rete ampia e competente, ha dimostrato quanto sia importante, anche in uno scoglio in mezzo al mare pressoché disabitato e con poca voce al livello nazionale perché i numeri contano e purtroppo in molti casi vengono prima dei diritti, costruire spazi pubblici di incontro e dialogo intergenerazionale basati su dati, esperienze e visioni condivise. Costruire diritti per l’infatti significa lavorare insieme in una situazione certamente complessa ma con coraggio e coerenza.

L’incontro dal titolo “Culle vuote, Diritti pieni: l’infanzia in Sardegna tra denatalità e insularità” è stato un momento di riflessione collettiva che ha visto alternarsi varie voci nel corso della mattinata.

Ad introdurre i lavori è stata la Garante Regionale per l’infanzia che ha sottolineato un quadro preoccupante per la Sardegna evidenziando con dati pesantissimi le difficoltà che vivono le famiglie e lo stato di povertà relativa in cui vivono quei pochi bambini e bambine che abitano la Sardegna, sottolineando anche la poca attenzione da parte della politica nei confronti dello stato di salute e benessere di bambini, bambine e adolescenti.

A seguire, il Presidente del Consiglio della Regione Sardegna nei propri saluti istituzionali ha richiamato i record negativi in tantissimi settori su cui la politica sarda si deve interrogare: la denatalità, l’abbandono scolastico e la migrazione,  suggerendo un approccio più ampio per la tutela dei diritti non solo dell’infanzia ma anche delle famiglie, le quali vivono problemi relativi alla casa, al lavoro, ai servizi e ai trasporti che necessariamente creano un circolo vizioso nella tutela dei diritti delle persone di minore età.

La presentazione del Rapporto Regionale del Gruppo CRC è stata curata da Loredana Barra, presidente di Uisp Comitato Regionale Sardegna Aps e da Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo CRC di Save the Children Italia, che hanno illustrato grazie ai dati contenuti nel Rapporto la situazione in Sardegna, evidenziando un quadro preoccupante per l’isola: aumento della povertà minorile, servizi inadeguati, elevata dispersione scolastica e una diminuzione costante della natalità.

Si sono invitati i presenti  ad immedesimarsi in un bambino o una bambina che vive in Sardegna e che appartiene a quel 32,9% di minorenni che vivono in povertà relativa, come si evince dal Rapporto CRC “un dato superiore di 10,7 punti rispetto alla media nazionale”; immaginare  di vivere in una periferia territoriale o in un paese in via di spopolamento in cui non esistono attività extrascolastiche e a volte neanche quelle scolastiche;  immaginare, lì in quella sala provvista di tutti i comfort,   di essere un bambino o una bambina che cresce in una casa dove non ci sono libri, dove non c’è un adulto disposto a leggerli, e che non può avere accesso a altre risorse educative come un computer o internet; immedesimarsi in un bambino o una bambina il cui unico pasto bilanciato è quello offerto dalle mense scolastiche ma di avervi accesso solo in un numero limitato di giorni al mese, perché troppo costoso per l’economia familiare; immaginare di non essere mai andati al teatro, al cinema, ad un museo, al mare;  immaginare di non avere mai avuto la possibilità di accedere ad un centro estivo, che non rappresentano solo una necessità di conciliazione tra vita familiare e lavorativa, ma sono di fatto vere e proprie opportunità sociali ed educative, che limitano il fenomeno della perdita di apprendimenti che avviene inesorabilmente durante le chiusure scolastiche prolungate; immaginare  di essere un bambino o una bambina di quei 2.798 che frequentano le scuole sarde e che hanno una disabilità, o di essere uno dei 205 minorenni stranieri non accompagnati presenti e censiti in Sardegna; e moltiplicare tutte le difficoltà dette prima per un numero infinito di volte.

Con queste emozioni le realtà aderenti al Gruppo CRC come CSI, Cittadinanza Attiva, Caritas, CNNI, sono intervenute facendo degli affondi importanti partendo dai dati.

Il Deputato Silvio Lai, vicepresidente della Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità, si è soffermato invece su due dati preoccupanti: l’aspettativa di vita alla nascita in Sardegna più bassa della media nazionale e la mortalità di 2,43 bambini ogni mille abitanti (2,57 a livello nazionale). Per il deputato ci sono dati molto differenti tra regioni e questo evidenzia un sistema sanitario nazionale, non più in grado di garantire in modo uniforme il diritto alla salute su tutto il territorio nazionale. La speranza di vita alla nascita in Italia, ha spiegato, differisce di tre anni tra Trento e la Campania, tre anni di differenza, alla nascita, dovuto ha detto alle diverse condizioni di salute iniziali, alle condizioni familiari, a quelle sociali e ambientali.

Nel corso del convegno è intervenuto anche Andrea Pianu, portavoce del Forum del Terzo settore Sardegna, mettendo in evidenza il grande impegno quotidiano delle reti del Terzo settore sul campo ma anche a livello politico, proponendo e sollecitando la Regione Sardegna sul sostegno anche alle persone di minore età in vari ambiti. In particolare, una sollecitazione, diventata disegno di legge appena presentato, rivolge lo sguardo al diritto allo sport per il benessere delle nuove generazioni, richiede alla regione Sardegna uno sforzo finanziario per la copertura delle visite mediche per l’accesso all’attività sportiva non agonistica delle nuove generazioni, che rappresenta un ostacolo economico per le economie famigliari. La legge regionale 17/99 rimborsa infatti i costi sostenuti per la certificazione medica dell’attività agonistica minorile, ma non prevede nessun sostegno per la certificazione medica dell’attività non agonistica, che, in termini di crescita individuale, benessere delle persone e qualità della vita delle comunità produce un impatto molto efficace.

Anna Puddu, Assessora alla salute e benessere delle cittadine e dei cittadini del Comune di Cagliari hanno descritto buone pratiche, strumenti di legge, anche a carattere regionale, che possono consentire la costruzione di una città a misura di bambino, se utilizzati nel modo giusto, anche attraverso la creazione di presidi a livello territoriale, e la riqualificazione di spazi.

Nella seconda parte dell’evento hanno preso la parola Sindaci e Amministratori di diversi piccoli Comuni della Sardegna, associazioni del Terzo Settore, che con grande fatica economica riescono a portare nei loro territori buone pratiche a favore dei minorenni, con una coperta troppo corta per pensare al prossimo futuro.

E il futuro è arrivato in Consiglio Regionale della Sardegna, proprio dalla voce dei bambini e delle bambine. Volevamo che fossero presenti poiché proprio la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) sancisce che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti, in quanto persone a pieno titolo, hanno il diritto di essere ascoltati in tutte le questioni che li riguardano. Non volevamo quindi parlare di diritti dell’infanzia e dell’adolescenza solo tra adulti preoccupati e occupati, ostacolando la concreta attuazione del loro diritto a partecipare attivamente. Così i bambini e le bambine dell’IC San Donato di Sassari, la quarta B della scuola primaria del plesso di Forlanini, con la loro freschezza ci hanno esposto un percorso scolastico molto simile a ciò che il Gruppo CRC fa da tempo: contare. L’indagine “Noi contiamo, noi esistiamo”, svolta nel corso dell’anno scolastico è stata di carattere interdisciplinare e ha riguardato un tema semplice ma molto importante per la salute e il benessere di ognuno di loro: LO SPORT. Le insegnanti Chessa, De Giovanni e Desole, in linea con i principi della CRC, hanno creato uno spazio in cui hanno dato voce e supportato le idee dei bambini, guidandoli alla consapevolezza, anche numerica, che chi non viene contato, troppo spesso, non conta.

In chiusura l’assenza di dati su ciò che viviamo in Sardegna è stato un messaggio molto forte che  è arrivato anche dai bambini e dalle bambine. Se i bambini e le bambine non ci sono nei dati, non ci saranno neanche nei pensieri di chi decide per loro. Per questo in quella sala che rappresenta simbolicamente “la casa dei Sardi” abbiamo fortemente sollecitato a più voci l’istituzione di un osservatorio regionale, in modo da far emergere il sommerso esistente e soprattutto per imparare insieme a prenderci cura, di quelle persone di minore età (198.959, pari al 12,7% della popolazione totale la percentuale più bassa tra tutte le regioni italiane, e con tendenza in diminuzione), che vivono in Sardegna e rappresentano il futuro dell’isola.