Negli ultimi 20 anni il numero degli studenti e delle studentesse che frequentano la scuola è rimasto più o meno stabile, mentre, all’interno del dato generale, la presenza di alunni con cittadinanza non italiana è passata da 200.000 a quasi un milione, come ha rivelato la pubblicazione dell’Ufficio di Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, dal titolo “Gli alunni con cittadinanza non italiana A.S: 2022/2023” pubblicato ad agosto 2024.
Sono bambini, bambine, adolescenti nati in Italia (il 65%) o arrivati nel nostro Paese da molto piccoli, che considerano l’Italia il proprio Paese. Spesso la differenza dai loro coetanei la scoprono quando devono partecipare a gite scolastiche, competizioni sportive, scambi culturali, rendendosi conto che il loro passaporto non apre le stesse opportunità dei loro compagni di banco con cittadinanza italiana.
Queste limitazioni assumono rilievo in quanto ostacolo alle legittime aspirazioni dei ragazzi e delle ragazze con cittadinanza non italiana, che in misura nettamente minore rispetto ai propri compagni italiani ritengono di poter aspirare ad alti livelli di istruzione, come lauree e dottorati (35,7% contro il 45,5%), e possono tradursi anche in un minore investimento sul futuro in Italia, con la scelta di prospettive all’estero al raggiungimento della maggiore età. Dati allarmanti in un Paese che non solo vive una crisi demografica, ma che ha anche i dati tra i più bassi d’Europa per laureati.
Alla luce di queste considerazioni la legge sulla cittadinanza, che ha oltre trent’anni, non sembra rispondere alle esigenze di una popolazione così composta e in particolare dei più piccoli e più giovani.
La richiesta di una riforma della normativa è stata posta da più parti, a partire dai movimenti delle nuove generazioni di Italiani. La petizione promossa da Save the Children Italia per chiedere di riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori regolarmente residenti e percorsi agevolati per chi è giunto da piccolo nel Paese ha raccolto oltre 100.000 firme in pochi mesi e si aggiunge ad altre istanze avanzate da più parti – tra cui il mondo dello sport e della cultura – con cui si chiede un cambio di rotta.
In estate si è riavviato un dibattito che garantisce un terreno fertile per il confronto. Save the Children Italia lo scorso 2 ottobre ha promosso l’evento dal titolo “Diritto e diritti di cittadinanza: quale spazio per i bambini e le bambine?” alla presenza di rappresentanti della politica, dirigenti scolastici e attivisti, per sottolineare l’importanza di un cambiamento legislativo per riconoscere ufficialmente questi minorenni come cittadini, rafforzando il loro senso di appartenenza e le loro prospettive di vita.
Gli interventi e le testimonianze condivise in tale occasione hanno evidenziato l’urgenza di riconoscere i diritti di questi e queste giovani e di facilitare il loro percorso verso un pieno riconoscimento della loro appartenenza alla società italiana, affinché possano sentirsene parte effettiva. A smontare i pregiudizi legati alle conseguenze negative di una possibile riforma, nel corso del dibattito è stata evidenziata l’inesistenza di evidenze che ricolleghino l’introduzione dello ius soli temperato o la riduzione dei tempi della naturalizzazione ad un aumento incontrollato delle domande di cittadinanza. Difatti, nessuna proposta di legge che ruota intorno allo ius soli temperato introduce automatismi, e il principio stesso è “temperato” proprio perché si richiede il possesso di ulteriori requisiti oltre a quello di essere nati in Italia.
Il dibattito avviato offre l’occasione di rispondere a una domanda di appartenenza sinora ignorata e di superare le disuguaglianze vissute dai e dalle giovani senza cittadinanza. Solo una riforma che garantisca pari diritti a chi nasce e cresce in Italia potrà assicurare loro un futuro migliore e un’autentica partecipazione alla vita civile del Paese, costruendo così un’Italia più inclusiva, in cui il diritto alla cittadinanza sia riconosciuto non solo come un atto formale, ma come base per una società più unita e giusta.
A cura di Eugenia Barone Adesi, Save the Children Italia
Per approfondimenti si veda:
Il mondo in una classe
Gli alunni con cittadinanza non italiana anno scolastico 2022/2023
Equivalenza ai fini professionali
La Petizione bambini italiani senza cittadinanza
e la sezione del sito del Gruppo CRC dedicata a Il diritto alla registrazione e alla cittadinanza