NO alle punizioni fisiche e umilianti contro i bambini: il diritto alla propria dignità, integrità fisica e ad essere protetto da qualsiasi forma di violenza fisica.
Nel Commento Generale n.8 del 2006, il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia definisce le punizioni corporali come qualsiasi punizione per la quale viene utilizzata la forza fisica, allo scopo di infliggere un certo livello di dolore o di afflizione, non importa quanto lieve. Il Comitato ONU ritiene che la punizione corporale sia in ogni caso degradante, e che altre forme di punizioni non fisiche siano ugualmente crudeli e degradanti e pertanto incompatibili con le disposizioni della Convenzione. Tra queste figurano, per esempio, le punizioni che mirano a denigrare il bambino, umiliarlo, sminuirlo, disprezzarlo, farlo diventare un capro espiatorio, minacciarlo, spaventarlo o schernirlo.
Nel Mondo, 33 Paesi hanno vietato le punizioni fisiche e umilianti anche in ambito familiare, in Europa 22 Stati.
Per avere un aggiornamento in merito alla situazione globale, visita il sito www.endcorporalpunishment.org.
In Italia le punizioni corporali sono proibite in ambito scolastico ed anche dall’ordinamento penitenziario. Le punizioni corporali sui bambini in ambito familiare non sono invece espressamene vietate per legge, ma a partire dalla sentenza della Corte di Cassazione del 1996 la giurisprudenza ha iniziato a considerarle illecite.
Diversi organismi internazionali hanno raccomandato all’Italia di introdurre un divieto esplicito all’uso di punizioni fisiche e umiliante, a partire dal Consiglio d’Europa nel 2008, sino al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che nel 2003 e poi nel 2011 ha chiesto al nostro Paese di riformare la legislazione nazionale in modo da garantire la proibizione esplicita di tutte le forme di punizione fisica in tutti gli ambiti, anche domestici, sulla scorta del commento generale del Comitato n. 8 (2006) sul diritto dei minori alla protezione dalle punizioni fisiche e da altre forme di punizione crudeli o degradanti e del commento generale n. 13 (2011) sul diritto dei minori di non subire violenza sotto qualsiasi forma e che diffonda la consapevolezza tra i genitori e il pubblico in generale sull’impatto delle punizioni fisiche sul benessere dei minori e sui validi metodi di disciplina alternativi, conformi ai diritti dei minori.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riportata nel Rapporto Violenza e salute nel mondo, pubblicato nel 2002, le punizioni corporali rientrano nella definizione di abuso fisico in quanto in base al Rapporto per maltrattamento fisico si intende la presenza di un danno fisico o dovuto ad aggressioni fisiche, maltrattamenti, punizioni corporali o gravi attentati all’integrità fisica e alla vita.
Da importanti studi internazionali si constata che le punizioni fisiche o altre punizioni umilianti:
indeboliscono il legame tra genitori e figli;
compromettono lo sviluppo emotivo del bambino;
generano sentimenti di rancore e ostilità nei confronti dei genitori che i bambini non riescono a esprimere direttamente;
aumentano la probabilità di lesioni fisiche del bambino poiché chi le infligge diventa sempre più violento.
Per approfondimenti, si veda Corporal Punishment by Parents and Associated Child Behaviors and Experiences: A Meta-Analytic and Theoretical Review
Da una indagine IPSOS svolta nel 2012, è emerso che in Italia il 27% dei genitori ricorre più o meno di frequente allo schiaffo con i propri figli. Di questi, un quarto ritiene che lo schiaffo sia un metodo educativo efficace. Per il 57% dei genitori dare uno schiaffo una volta ogni tanto non provoca conseguenze negative, per il 26% lo schiaffo può avere un effetto benefico.
Se si confrontano i dati di Paesi in cui è stato introdotto un divieto esplicito e in cui sono state realizzate delle campagna di sensibilizzazioni rivolte ai genitori e in collaborazione con professionisti, si nota una diminuzione dell’uso delle punizioni fisiche e umilianti da parte dei genitori. Ad esempio, in Svezia (primo paese in cui è stato introdotto il divieto nel 1979) il 14,1% dei genitori dichiara di aver schiaffeggiato i propri figli; in Francia (non sono state vietate), il 71, 5% dei genitori dichiara di aver schiaffeggiato i propri figli.
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Per progettere i bambini, le bambine e gli adolescenti da qualsiasi forma di violenza, e quindi anche della punizioni fisiche e umilianti, è essenziale promuovere una riforma normativa che miri a vietarne l’uso, realizzare campagne di senzibilizzazione per l’opinione pubblica, supportare i genitori attraverso la collaborazione di professionisti (pediatri, pedagogisti, educatori, insegnanti, psicologi).
Il Gruppo CRC nel 5° Rapporto CRC ha approfondito il tema delle punizioni fisiche e umilianti. Per leggere il paragrafo e le raccomandazioni rivolte alle isituzioni CLICCA QUI.
A cura di 31
_Pubblicato nella Newsletter n.57 del Gruppo CRC