Le crisi umanitarie globali colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze, aumentando povertà, violenza di genere e discriminazione. È quanto emerge dal rapporto di WeWorld “Her Future at Risk. The Cost of Humanitarian Crises on Women and Girls” che fornisce un’analisi approfondita di otto Paesi fortemente colpiti da crisi umanitarie prolungate: Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Mali, Mozambico, Niger, Palestina e Ucraina.
Dal rapporto emerge chiaramente come crisi umanitarie e conflitti aggravano in modo preoccupante le disuguaglianze di genere e generazionali, in particolare in caso di crisi prolungate. Nonostante sia dimostrato come le iniziative guidate dalle donne rafforzino il recupero dalle crisi e la stabilità delle comunità, dal report emerge come le donne siano ancora sottorappresentate nella leadership umanitaria. Si registrano anche gravi lacune nel finanziamento alle iniziative dedicate ai diritti delle donne e al contrasto alle disuguaglianze di genere.
“Donne, bambine e bambini – commenta così Stefania Piccinelli, Responsabile Dipartimento Programmi Internazionali per WeWorld – affrontano rischi maggiori nelle crisi umanitarie, perché l’interruzione dei servizi essenziali e delle infrastrutture aggrava le disuguaglianze di genere e generazionali già esistenti. Il nostro rapporto non solo mette in luce come i diritti delle donne e delle bambine siano maggiormente a rischio nelle crisi umanitarie, ma propone anche soluzioni a lungo termine per una risposta umanitaria più costruita sulle loro necessità. Per fermare il ciclo di violenza e disuguaglianza, è necessario portare al centro le donne e le ragazze nella risposta alle crisi umanitarie, promuovendo la loro leadership, sviluppando politiche sensibili al genere e alle generazioni, ed eliminando le barriere legali e strutturali che ostacolano i loro diritti e la loro partecipazione.”
Il rapporto mette in luce un quadro allarmante, supportato anche da dati raccolti attraverso il ChildFund Alliance World Index 2024, in precedenza noto come WeWorld Index, e testimonianze dirette dai territori.
Le discriminazioni intersezionali – ovvero quelle che colpiscono una persona in modo combinato, sulla base di fattori come genere, etnia, religione o disabilità – amplificano le disuguaglianze e rendono le donne ancora più vulnerabili. In particolare, le donne appartenenti a minoranze etniche, rifugiate, con disabilità o sfollate interne si trovano ad affrontare ostacoli e rischi ancora maggiori, subendo discriminazioni multiple che limitano le loro opportunità e diritti.
Nei contesti di crisi, donne e bambine affrontano difficoltà economiche significative, accentuate dal loro alto coinvolgimento in lavori precari, mal retribuiti e informali. L’accesso limitato all’educazione, il crescente carico di responsabilità di cura e l’aumento delle situazioni di vulnerabilità le espongono a forme di sfruttamento come i matrimoni precoci, il lavoro minorile e lo sfruttamento sessuale.