Il 3 luglio CESVI ha presentato la sesta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia: valuta come il contesto socio-economico e i servizi presenti nelle regioni possano incidere, positivamente o negativamente, sul benessere di bambini/e o, viceversa, sulla loro vulnerabilità al fenomeno del maltrattamento.
L’Indice analizza i fattori di rischio e i servizi pubblici locali, attraverso indicatori raggruppati in 6 categorie di capacità: cura di sé, vita sana, vita sicura, conoscenza, lavoro, accesso a risorse e servizi. Per ciascuna di esse le regioni sono state classificate in: a elevata criticità, reattive, virtuose e stabili.
Le “regioni a elevata criticità” – con alti fattori di rischio e con scarse reti di servizi – sono Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Piemonte.
Sardegna e Marche sono regioni “reattive”, con elevati livelli di fattori di rischio ma con servizi al di sopra della media nazionale. Delle “virtuose” fanno parte le regioni con pochi fattori di rischio, al di sotto della media nazionale, e che investono nei servizi: Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Veneto, Valle d’Aosta, Umbria, Toscana e Liguria.
Lombardia e Friuli-Venezia Giulia sono considerate “stabili” con condizioni favorevoli ma con una disposizione di servizi inferiore alla media nazionale.
In questa edizione l’Emilia-Romagna si conferma la regione con la migliore capacità di fronteggiare il tema del maltrattamento all’infanzia, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi.
A essa seguono il Trentino-Alto Adige, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, che mantengono le stesse posizioni della precedente edizione, così come la Lombardia. Confermate le due regioni con le maggiori criticità: Sicilia e Campania.
Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo Le parole sono importanti, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’OMS, l’abuso emotivo, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile, con prevalenza del 36,1%. Esserne vittima può avere serie conseguenze sulla salute mentale in termini di ripercussioni emotive e psicologiche e sul comportamento.
C’è poi la violenza verbale tra minorenni che è influenzata da social media, musica e coetanei, ma soprattutto da quanto ascoltato in famiglia, tra genitori e figli, ma anche tra i genitori stessi.
L’abuso verbale in famiglia è legato alla “pedagogia nera”, retaggio di valori educativi arcaici ancora oggi adottati con cui si dà legittimazione “morale” a comportamenti maltrattanti.
L’inconsapevolezza del peso delle parole può far sì che i genitori pronuncino insulti con intenzioni “affettuose” o “educative”, usando toni ed espressioni umilianti e sprezzanti.
Si fotografa quindi l’importanza di investire sull’utilizzo di un linguaggio positivo e comune, orientato alla cura come presupposto fondamentale per il cambiamento: una piena consapevolezza del suo valore nel rinforzare i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite.
In coerenza con le raccomandazioni espresse nei rapporti del Gruppo CRC, in questa edizione dell’Indice CESVI propone alle comunità educanti e ai decision maker alcune strategie d’intervento:
- “Investire in azioni, servizi e sistemi di intervento integrati di prevenzione e contrasto del maltrattamento tra pubblico, privato e Terzo Settore con programmi e risorse dedicate, dando particolare attenzione alla scuola come luogo privilegiato per la prevenzione.
- Promuovere la formazione dei professionisti coinvolti direttamente o indirettamente nei servizi socio-educativi e sanitari e la ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale, dove siedono stakeholder fondamentali quali antenne sui territori per l’intercettazione e la segnalazione di possibili casi di maltrattamento.
- Incentivare l’uso di strumenti di monitoraggio evidence based e la condivisione dei dati per aiutare i professionisti a riconoscere le diverse forme di trascuratezza e maltrattamento, e promuovere meccanismi di intercettazione, segnalazione e invio ai servizi di prevenzione e protezione all’interno della rete territoriale.
- Favorire iniziative di sensibilizzazione nella comunità educante, compresi media nazionali e locali, in un’ottica preventiva per promuovere una cultura della non violenza e un’educazione positiva”.
Concludendo, si evince che, “se le parole possono ferire, possono anche guarire”.
A cura di Chiara Scalet, CESVI Fondazione – ETS
Per approfondimenti si veda:
“Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia: Le parole sono importanti”
OMS, Child maltreatment indicators
la sezione del sito del Gruppo CRC dedicata alla sezione Abuso, sfruttamento dei minorenni e maltrattamento