Nell’11° Rapporto CRC scrivevamo che quanto avvenuto durante l’emergenza da COVID-19, ha evidenziato un significativo gap nella cultura complessiva dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia: in particolare nelle prime fasi dell’emergenza è mancata un’attenzione specifica ai diritti dei bambini, delle bambine e dei ragazzi e delle ragazze ed è apparso evidente come ancora non siano riconosciuti come interlocutori nella definizione delle politiche che li riguardano, a differenza di quanto prevede l’articolo 12 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In Italia l’assenza di misure legislativo-procedurali e di implementazioni sistematiche si è trasformata durante l’emergenza pandemica in un imbuto che ha indotto a trascurare per molto tempo bambini e ragazzi – intesi sia come diretti beneficiari di servizi, ma anche come portatori di interessi propri e diversi da quelli degli adulti: l’evidenza di questo processo è data dal fatto che a differenza di altri portatori di interesse, bambini e ragazzi non sono stati coinvolti in prima persona nei percorsi intrapresi dalle Istituzioni per valutare situazioni che li riguardavano direttamente .
Bambini e ragazzi, riconosciuti come soggetti di diritto, portatori di idee, istanze e proposte “proprie”, nonostante alcune buone prassi di ascolto e iniziative poste in essere principalmente in ambito associativo, sono rimasti a margine del dibattito che ha sostenuto e sostiene le politiche pubbliche come quello relativo al ruolo della scuola che ci restituisce importanti e seri elementi di preoccupazione in riferimento alla (assenza di) una cultura diffusa sui diritti e sull’ascolto e la partecipazione dei minorenni.
Se si escludono l’attivismo della società civile e le esperienze di ascolto dei bambini e dei ragazzi poste in opera soprattutto dalle associazioni, l’infanzia e l’adolescenza sono state assunte come categorie di sfondo, in un momento storico eccezionale in cui per oltre sei mesi l’ordinamento è rimasto altresì sprovvisto di una figura di garanzia fondamentale come quella dell’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, che avrebbe perlomeno potuto farsi loro portavoce, ma il cui mandato era scaduto ad aprile 2020.
Eppure, è ormai evidente a tutti come il periodo del lockdown abbia accelerato in modo inatteso l’attenzione verso le tecnologie e le soluzioni di comunicazione virtuale, a partire dalla didattica a distanza (DAD). I bambini e i ragazzi stessi sono stati spesso vere e proprie risorse per le loro famiglie, in quanto più abituati all’uso dei dispositivi “mobili” e delle piattaforme elettroniche. Questo nuovo paradigma avrebbe potuto portare a un allargamento degli spazi di partecipazione e di ascolto, dei singoli come dei gruppi. Questo orizzonte operativo di potenziale allargamento della partecipazione è una direzione che può essere messa in agenda come sviluppo positivo, purché se ne colgano le opportunità e si approfondiscano le tecniche e le metodologie, alla luce della cultura e del dettato dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il 2021 è iniziato tuttavia con qualche segnale di cambiamento, in primis con l’insediamento della nuova Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Garlatti, la quale, nell’esporre le linee programmatiche del proprio mandato di fronte alla Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza ha ribadito il proprio impegno in tema di ascolto e partecipazione dei minorenni annunciando l’imminente convocazione della Consulta dei ragazzi e delle ragazze.
In secondo luogo, l’avvio verso la fase di chiusura del processo di approvazione del nuovo Piano nazionale d’Azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (c.d. Piano Nazionale Infanzia), avviato meno di un anno fa dall’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, incardinato presso il Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Piano Nazionale infanzia prevede tra le sue linee direttrici anche il tema dell’ascolto e della partecipazione delle persone minorenni e il loro coinvolgimento strutturato nei percorsi istituzionali, tramite la previsione di Linee guida nazionali.
Sempre in ambito italiano, il 3 e 4 marzo u.s. sì è tenuto l’evento “Verso la Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. Insieme per il Futuro, un rilancio Sostenibile per l’Italia”, organizzata dal Ministero della Transizione ecologica insieme alla società civile nell’ambito delle attività del Forum per lo Sviluppo Sostenibile, che ha messo in evidenza l’importanza di costruire un percorso dedicato ai giovani. Questo sia nell’ottica di contribuire all’inclusione reale delle giovani generazioni nella realizzazione di politiche di sostenibilità, sia per rafforzare il ruolo della partecipazione giovanile, compresa quella delle bambine e dei bambini, nei processi decisionali ai vari livelli.
Le opinioni di bambini, bambine e giovani potrebbero presto avere un peso maggiore anche nei processi decisionali a livello europeo. Un gruppo di cinque organizzazioni impegnate per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – ChildFund Alliance, Eurochild, Save the Children, UNICEF e World Vision – ha lanciato, su impulso della Commissione Europea, un sondaggio online e una consultazione con i bambini, coinvolgendo più di 10.000 bambini e giovani tra gli 11 e i 17 anni all’interno e fuori dall’Europa, i cui risultati sono confluiti nel Rapporto “La nostra Europa. I nostri diritti. Il nostro futuro” presentato lo scorso 23 febbraio, che contribuirà a orientare la Strategia dell’UE sui diritti dei bambini e il programma europeo Child Guarantee, che sarà sperimentato anche in Italia. Il Rapporto ha rivelato infatti risultati importanti, su cui gli attori del settore sono chiamati a riflettere ed intervenire, evidenziando come i processi di ascolto e di partecipazione dei minorenni possono essere una importante risorsa per tutti coloro che, a diverso titolo, hanno responsabilità nei loro confronti. Dal Rapporto infatti emerge che:
- Circa 1 bambino su 10, consultato per il rapporto, riferisce di vivere con problemi di salute mentale o sintomi come depressione o ansia. Le ragazze coinvolte sono risultate molto più a rischio dei ragazzi, e i bambini più grandi hanno riportato maggiori problemi rispetto ai bambini più piccoli;
- Un terzo dei bambini coinvolti nella consultazione ha vissuto discriminazione o esclusione. Questa percentuale è salita al 50% quando sono stati consultati bambini con disabilità, bambini migranti, di minoranze etniche o ragazzi/e che si identificano come LGBTQ+;
- La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze coinvolte propone dei cambiamenti nella propria vita scolastica. Quasi un terzo degli intervistati vorrebbe influenzare il contenuto dei programmi scolastici, con più attività sportive (33%), approfondimenti sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (31%) e più materie artistiche (31%).
- L’88% dei bambini e dei giovani consultati erano consapevoli del cambiamento climatico e del suo impatto sulla loro comunità.
L’auspicio quindi è che il 2021, a trent’anni dalla ratifica della CRC in Italia, sia un anno che possa essere ricordato anche per un cambio di passo rispetto al diritto delle persone di età minore all’ascolto e alla “partecipazione”, così come sancito dall’art. 12 della CRC.
A cura di Chiara Curto, Comitato italiano per l’Unicef e del Coordinamento Gruppo CRC
Per approfondimenti si veda la sezione del sito dedicata al Principio di partecipazione e ascolto del minore