Proteggere i più giovani dai pericoli della rete o garantire loro autonomia digitale? Il dibattito oscilla tra un approccio iperprotettivo e una visione che minimizza i rischi. L’avvento dell’intelligenza artificiale sta ulteriormente trasformando questo scenario, influenzando la gestione dei contenuti e le interazioni online. Per scegliere una posizione equilibrata, la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) offre un quadro di riferimento essenziale, restituendo al mondo adulto il ruolo di accompagnamento etico nella vita di bambine, bambini e adolescenti. Se da un lato è fondamentale garantire la protezione dai pericoli online e offline nel rispetto del principio del superiore interesse della persona minorenne (Art. 3), dall’altro è necessario rispettare il suo diritto a partecipare attivamente alla società, che oggi si sviluppa sempre più nella dimensione onlife (Art. 12 – Principio di Partecipazione).

Determinare il giusto equilibrio tra protezione e partecipazione dipende da molteplici fattori, tra cui l’età, il livello di sviluppo e il contesto in cui il minorenne agisce. Le “opportunità rischiose” presenti nel web possono trasformarsi in occasioni di crescita, a condizione di essere dotati di adeguate competenze digitali. In Italia, il 90,5% di ragazzi e ragazze tra i 6 e i 17 anni ha accesso a un PC o a un tablet con connessione internet, ma i dati sulle competenze digitali risultano inferiori alla media europea. Secondo il Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2024”, pubblicato dal Gruppo CRC, solo il 30% delle scuole italiane ha sviluppato percorsi di educazione civica digitale, fondamentali per garantire una partecipazione consapevole e sicura alle scelte che li riguardano.

Un esempio emblematico di approccio restrittivo è il recente divieto australiano che impedisce a chi è minore di 16 anni di accedere ai social network. Tale decisione è stata adottata privilegiando le preoccupazioni dei genitori, senza un adeguato coinvolgimento della comunità scientifica e senza consultare i diretti interessati. Questo ha escluso bambine, bambini e adolescenti da un dibattito che riguarda direttamente la loro vita digitale, limitando la possibilità di trovare soluzioni più bilanciate. La mancanza di un approccio basato su evidenze scientifiche e sull’ascolto delle persone giovani rischia di portare a misure che, pur nascendo con intenti protettivi, possono avere ripercussioni negative su altri diritti fondamentali, come sanciti dall’Art. 12 della CRC.

Per questa ragione, le politiche digitali dovrebbero adottare il concetto di “Child Rights by Design”, un approccio che integra i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella progettazione di servizi e prodotti digitali.

Questo principio deve essere garantito anche e soprattutto laddove le grandi multinazionali che sviluppano e gestiscono le principali piattaforme digitali, si arricchiscono sfruttando i dati personali degli utenti e alimentando gli algoritmi di profilazione. L’intelligenza artificiale gioca un ruolo crescente in questo scenario, influenzando in modo significativo i contenuti mostrati alle persone minorenni e personalizzando le loro esperienze digitali. È essenziale garantire che questi strumenti siano progettati in modo trasparente ed etico, evitando manipolazioni e discriminazioni. Non si tratta di trovare un equilibrio tra interessi economici e diritti dell’infanzia, ma di garantire, nel rispetto della CRC, che la partecipazione e la protezione siano bilanciate in modo da garantire i diritti senza comprometterli a vantaggio di logiche di profitto.

Significherebbe garantire sicurezza senza compromettere la libertà di espressione, la partecipazione, il diritto all’inclusione, alla salute e al benessere.

Molti giovani, infatti, ricorrono a internet e ai social media per cercare informazioni, supporto e orientamento, soprattutto quando il mondo adulto di riferimento non offre spazi di ascolto e comprensione. Questo è particolarmente vero per chi vive situazioni di disagio, relazioni tossiche o limitazioni familiari nell’espressione della propria identità. Bloccare indiscriminatamente l’accesso alla rete equivale a privarli di una risorsa fondamentale, tanto quanto chiuderli in casa per proteggerli dai pericoli del mondo esterno.

Per superare la dicotomia protezione-partecipazione e garantire un effettivo esercizio della cittadinanza digitale, è necessario intervenire su tre livelli:

1. Governance – Superare le politiche puramente restrittive e costruire ecosistemi digitali che coniughino protezione e partecipazione, coinvolgendo attivamente le persone minorenni nei processi decisionali relativi agli ambienti digitali.

2. Educazione – Rafforzare la consapevolezza nel mondo adulto sull’importanza delle competenze digitali per tutti e tutte, non solo per le nuove generazioni, in un’epoca in cui persino i processi democratici sono influenzati da web e social media.

3. Sviluppo psicosociale – Adottare un approccio olistico alle tecnologie digitali, integrando le dimensioni tecnologiche, sociali, etiche e psicologiche per promuovere il benessere complessivo nell’interazione con il mondo digitale.

Non si tratta solo di insegnare un uso sicuro della tecnologia, ma di favorire un’interazione responsabile e consapevole con il digitale. Superare la dicotomia protezione-pericolo è una sfida cruciale: solo coinvolgendo bambini, bambine e adolescenti nelle decisioni, progettando ambienti digitali a loro misura e basandosi su dati e ricerche scientifiche sarà possibile garantire un accesso equo, sicuro e consapevole alle opportunità offerte dalla rete.

 

 

A cura di Mauro Cristoforetti e Alessia Maso, EDI onlus – Educazione ai Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza

 

 

Per approfondimenti si veda:

XIV Atlante dell’Infanzia (a rischio) – Tempi Digitali

Is the internet good for children?

Decennio digitale e capitale umano: il ritardo dell’Italia nelle competenze

Child Rights by Design

la sezione del sito del Gruppo CRC dedicata a Il diritto delle persone di minore età all’accesso a informazioni appropriate: minorenni, media e nuovi media in Italia

e la terza edizione del rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2024”