Le equilibriste è il report annuale che analizza la situazione delle donne e delle mamme in Italia. Quest’anno un focus particolare sull’essere mamma durante l’emergenza sanitaria data dal coronavirus.
L’Italia si è presentata alle porte di un’emergenza senza precedenti come quella causata dal coronavirus con oltre 6,2 milioni di mamme con almeno un figlio minorenne. Sempre meno quelle più giovani (l’età media al parto cresce inesorabilmente e nel 2019 tocca i 32,1 anni, il tasso più alto in Europa), molte di loro sono costrette a rinunciare alla carriera professionale (tra i 25 e i 54 anni solo il al 57% delle madri risulta occupata rispetto all’89,3% dei padri), non possono appoggiarsi ad una rete per la prima infanzia (solo il 24,7% dei bambini frequenta un servizio socio-educativo per la prima infanzia) e spesso ammettono di aver modificato qualche aspetto della propria attività lavorativa per cercare di conciliare lavoro e vita privata (la scelta della riduzione dell’orario di lavoro ha riguardato il 18% delle donne e solo il 3% degli uomini).
È questo il quadro preoccupante che emerge dall’analisi di Save the Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2020” diffuso oggi, dal quale emerge chiaramente che la condizione delle madri in Italia non riesce a superare alcuni gap, come quello molto gravoso del carico di cura, che costringe molte di loro ad una scelta netta tra attività lavorativa e vita familiare.
Una situazione già critica che è ulteriormente peggiorata con l’emergenza Covid-19, specie per i 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio piccolo (con meno di 15 anni), circa il 30% delle occupate totali (9 mln 872 mila).
Secondo un’analisi elaborata da Save the Children sui questionari somministrati dall’Associazione Orlando a quasi 1000 mamme, sul fronte lavorativo, le mamme nell’ultimo periodo sono sempre più “equilibriste”: nonostante quasi la metà di quelle intervistate (44,4%) stia proseguendo la propria attività lavorativa in modalità agile, tra queste, solo il 25,3% ha a disposizione una stanza separata dai figli e compagni/e/mariti dove poter lavorare, mentre quasi la metà (42,8%) è costretta a condividere lo spazio di lavoro con i familiari. In questo periodo, per 3 mamme su 4 tra quelle intervistate (74,1%) il carico di lavoro domestico è aumentato, sia per l’accudimento di figli/e, anziani/e in casa, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo (spesa, preparazione pasti, pulizie di casa, lavatrici, stirare).
Le misure introdotte in marzo con il decreto “Cura Italia” e rinnovate con il Decreto Rilancio, di cui oggi inizia la discussione in Commissione Bilancio alla Camera, inoltre, hanno riguardato una platea alquanto ridotta di genitori lavoratori: dagli ultimi dati disponibili solo 242 mila lavoratori e lavoratrici hanno fatto domanda per il congedo previsto per genitori con figli di età non superiore ai 12 anni, poche anche le richieste per il bonus baby sitter (alternativo al congedo) di massimo 600 euro, poco più di 93 mila.
“Mamme equilibriste” già prima dell’emergenza Covid-19 che da Nord a Sud, con condizioni differenti, si trovano ad avere la maggior parte del carico di cura della famiglia e dei figli: molte di loro dopo una giornata di lavoro fuori casa rientravano e si occupavano della casa e della famiglia. Oggi non c’è più questa divisione spazio-temporale e lavoro e cura si sovrappongono, aggravando un equilibrio già molto precario. Ancora più precario quello delle donne che vivono in condizioni di vulnerabilità socio-economica. In un’altra recente indagine condotta da 40dB per Save the Children, emerge come il carico di cura nelle famiglie vulnerabili sia sulle spalle delle donne, senza il supporto degli uomini: sono praticamente da sole a occuparsi dei figli (51,7%), a pulire la casa e lavare i vestiti (l’80,2%), a fare la spesa (50,3%), cucinare (70,5%).
Sul fronte occupazionale, l’Italia rimane tra i paesi in Europa con il divario di genere più consistente (18 punti di distanza tra donne e uomini rispetto alla media europea di 10 punti a vantaggio maschile), divario che all’indomani dell’emergenza Covid19, rischia di diventare incolmabile.
Secondo l’ISTAT in particolare le madri occupate sono il 69,4% al Nord, il 65,1% al Centro e appena il 35,9% nel Mezzogiorno, poco più di una su tre. Spesso sono disoccupate o inattive, ma anche con tipi di contratti precari e a termine ed è per questo che, ben il 46% di loro non può usufruire dei congedi parentali, che il Decreto Rilancio destina solo ai lavoratori dipendenti.
Il Rapporto include come ogni anno, l’Indice delle Madri che identifica le Regioni in cui è più o meno facile essere mamme, elaborato dall’ISTAT per Save the Children, che misura, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri rispetto alle tre diverse dimensioni: quella della cura, del lavoro e dei servizi. Inoltre, anche quest’anno, l’indice evidenzia i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle madri dal 2004 ad oggi nei diversi territori. L’indice del 2020 fa riferimento alla situazione precedente alla crisi sanitaria causata dall’emergenza covid-19.
Ai primi posti della classifica generale ci sono nuovamente le Province Autonome di Bolzano e Trento. Al terzo posto l’Emilia-Romagna (al 5° l’anno scorso), seguita da Valle d’Aosta (al 4° posto come l’anno scorso) e Lombardia (che perde due posizioni rispetto all’anno precedente. Sicilia (21° posto) e Campania (20° posto) si confermano le regioni dove essere madri è più complicato che altrove, seguite da Calabria (20° posto l’anno scorso), Puglia (che perde una posizione rispetto al 2018) e Basilicata (18° posto lo scorso anno). Mentre le regioni più virtuose fanno emergere il sostegno alla maternità con politiche di welfare mirate, le regioni che occupano le ultime posizioni, mostrano un indice inferiore a 100, a causa soprattutto della crisi economica e del progressivo peggioramento delle politiche per l’infanzia.
Anche con l’obiettivo di fornire un supporto in questa fase, sul sito delle Rete 06 di Save the Children è attiva la HELP-CHAT, un servizio di sostegno, informazione e orientamento rivolto alle future e neo mamme, ma ovviamente anche ai futuri e neo papà di tutta Italia.
In questo particolare momento di emergenza sanitaria che amplifica uno stato di timore e incertezza, il servizio potrà indirizzare le mamme i papà nelle sfide a cui potrebbero andare incontro: la paura del contagio in ospedale o, per le mamme positive al virus, l’incognita della trasmissione al feto durante la gravidanza e il parto, o, successivamente, attraverso l’allattamento o con la semplice vicinanza di un abbracci e tanto altro.
Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 15.00.
E’ sufficiente nome, città da dove si scrive e una mail per poter ricontattare.
Il servizio di HELP-CHAT online è gratuito ed è sempre raggiungibile scrivendo all’ indirizzo mail: zerosei@savethechildren.org
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